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'La pipìzzerë', sapete cos'è

Ve lo dico io!

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C’è da dire, che molti giovani sono refrattari alle tradizioni e alla cultura popolare. Quando devono intervenire in merito, rispondono tutti allo stesso modo: “ Siamo nel pieno della più grave crisi economica di quest’ ultimo squarcio di secolo, come possiamo correre dietro alle tradizioni ”. La pipizzérë, per esempio, è una fra le tante tradizioni che sono dimenticate dalla popolazione locale. In passato, era costumanza, che il mugnaio (lu mulinàrë) dell’antico mulino ad acqua “ Pantanella”, dopo aver macinato il grano per li purcellàte e le sagnitélle, offrisse una pipìzzere a San Vitale patrono del nostro paese. La pipizzera,che veniva estratta in seguito alla vendita di biglietti, era formata da pagnottelle dolci di varie forme, attaccate ad un’asta di legno. Nei primi anni Cinquanta, l’asta venne sostituita da un involucro di legno ovoidale addobbato con carta velina e con nastri multicolori. L’estrazione avveniva il giorno dell’ ottava di San Vitale. Si diceva che la pipìzzerë portasse fortuna. Il vincitore della pipìzzerë si faceva accompagnare dalla banda musicale fino all’androne di casa ed iniziava subito a distribuire bicchieri di véne cotte a tutto il vicinato. Pi dda’ unòre a Santë Vitalë, zi bive’ vine … a cìme di vicàle. I più accaniti bevitori, non spostavano i piedi, fin quando si esauriva l’ ultima goccia di vino presente nella botte. Delle volte, accadeva che il proprietario del biglietto vincente era un povero cristo. Provate ad immaginare la scena: é minihùte nu vuàije dàndr’ a la càse nòstrë (è venuto un guaio dentro la nostra casa). Si racconta che, un contadino del nostro paese, noto con il suo soprannome Pillénë, mentre trasportava la pipizzere facendo leva sulle forti braccia, veniva redarguito dal presidente del comitato feste. Il povero malcapitato afferrava con rabbia la pipizzere, scaraventandola in fondo ad un burrone. Un suo amico fedelissimo , che aveva partecipato alla “messa in scena”, si mise a cantare a squarciagola: Pìllénë z’è ‘ngazzàte, la Pipìzzerë ha ittàtë (Pilléne si è arrabbiato e la pipizzere ha buttato). Il 28 aprile si avvicina. Speriamo che sia una grande giornata di festa . Una brano poetico di Evaristo Sparvieri, così recita. Ere fatte di pane senza sale, a pagnuttelle tutte appezzutate, appiccicate a ‘na specie di pale, sopr’a tre tavele (manche allisciate) Esse… ere ‘n’ufferte a Santi Vitale, di lu muline ch’ave’macinate chi lu grane (binidette e spiciale) pi farci “sagnitelle e purcillate”. E doppe ‘na dicine di jurnate ch’ave’ girate pi tutte lu Paese e che la gente z’ave’ “signate”, zi”tirave” (tra alligrije e risate, spare di bomme e campane a distese), proprie annanze a la porte di la Chiese . E pi da’ unore a Santi Vitale, zi bive’ vine … a cime di vicale.
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