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Giuseppina, da analfabeta a fondatrice di un emporio

Storie di vita

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Giuseppina Cupaioli è stata una donna molto dolce con i suoi sei figli e allo stesso tempo forte e capace nella vita e nel lavoro. 

È nata a San Salvo nell’agosto del 1890. Era figlia di contadini e non aveva avuto la possibilità di andare a scuola. A soli 18 anni si è sposata con Angelo Cilli lo stagnino, anche lui di San Salvo. Appena sposati si sono comprati una piccola casa all’incrocio delle attuali Via Roma e Corso Umberto I, all’epoca invece vi passava la Statale 16.

Nel 1908 hanno ripartito la casa in due ambienti, uno destinato ad abitazione e  l’altro a negozio di generi alimentari e casalinghi. 

Angelo era specializzato nella realizzazione di “pompe a spalla” che i contadini utilizzavano per “buttare le medicine alle piante”. Nel negozio, oltre ai generi alimentari, si potevano acquistare questo attrezzo e altri piccoli strumenti costruiti da Angelo, secchi, vasche (che all’epoca erano di zinco) e altri casalinghi. La gente andava al negozio anche per farsi riparare oggetti in metallo. Angelo stesso aveva provveduto a costruire gli arredi del negozio.

All’epoca (secondo la testimonianza di Cilli Virgilio, figlio di Giuseppina e che oggi ha 95 anni) esistevano quattro negozi di alimentari che servivano una popolazione di circa 4 mila abitanti: “za Cristin de la Flicil” che stava dove oggi c’è la gioielleria Tomeo, “Zi Nicol” in via Savoia, Mastr Vet” che stava dietro la chiesa di San Giuseppe, e un altro Cilli (di cui Virgilio non ricorda bene il nome). 

Pure se tutti e quattro vendevano fondamentalmente alimentari, ognuno di loro si distingueva per qualcosa. C’era chi era specializzato nei formaggi, chi con le sementi e chi con le leccornie. 

La specialità del negozio di Giuseppina e Angelo, oltre alla pompa per i fitofarmaci, erano le sarde, lo stocco e il baccalà già in ammollo. Il baccalà e lo stocco arrivavano direttamente dalla Norvegia con il treno. Giuseppina poi si rivolgeva al servizio trasporto di San Salvo “Zi Gerard” che lo accompagnava con il carretto alla vecchia stazione e caricava la merce. Per venderlo già in ammollo, due persone andavano alla fontana della “Terre” e con una conca (quella di rame con due manici) caricavano l’acqua e inserendo un bastone tra i manici, la trasportavano a piedi fino al negozio. C’era anche una fontana molto più vicina ma l’acqua era meno buona. Per i contadini che tornavano dalla campagna era una grossa comodità fermarsi da Giuseppina e comprare sarde o baccalà già ammollato che veniva considerato una carne pregiata. 

All’epoca non si usava mettere il nome ai negozi e per individuarli il popolo stesso cercava un particolare evidente con cui nominarli. Per identificare il negozio di Angelo e Giuseppina i sansalvesi gli avevano attribuito “Innarill” da Gennaro che era il padre di Angelo che gironzolava sempre nei pressi del negozio. Siccome era basso di statura, “Gennaro” era diventato “Gennarino” e in dialetto “Innarill”. 

L’analfabetismo poteva rappresentare un grosso limite soprattutto in un periodo in cui bisognava annotare ciò che la gente acquistava poiché i pagamenti avvenivano al momento della mietitura e della vendemmia. Giuseppina aveva trovato un escamotage. Andava il cliente che acquistava la merce, lei teneva a mente il conto e quando questo usciva e arrivava il cliente successivo che sapeva leggere e scrivere, gli chiedeva di annotargli il conto del primo cliente. Quando “lo scrivano” usciva e entrava il terzo cliente che sapeva leggere e scrivere chiedeva conferma di quanto stava scritto sul quadernino. Col tempo e grazie alla buona volontà e alle attività nel negozio, ha imparato a leggere, scrivere e a sbrigare le varie pratiche.

Angelo viene a mancare a soli 48 anni, lasciando Giuseppina con i sei figli ancora bisognosi di aiuto. Ciò nonostante Giuseppina ha portato avanti la famiglia non facendo mancare mai niente e  continuando l’impresa iniziata col marito. Ha avviato ogni figlio a un artigiano per far sì che imparassero un mestiere. Giovanni (nato nel 1915) aveva continuato l’arte dello stagnino, Guerino (1917) era andato dal calzolaio, Virgilio (1921) dal fabbro, Rodolfo (1926) dall’idraulico e le due figlie femmine Emilia (1919) e Iolanda (1924) aiutavano in negozio. 

Era anche riuscita a sopraelevare di un piano la casa ma durante la seconda guerra mondiale, gli inglesi non riuscivano a passare con i carri armati e hanno demolito una porzione di abitazione.  

Il fascismo ha portato a San Salvo l’acquedotto e Rodolfo realizzava gli impianti idraulici nelle abitazioni. In una delle case di Montalfano, ha conosciuto Iolanda con cui è convolata a nozze nel 1954. Dal matrimonio sono nate due figlie: Giuseppina e Rosanna. 

Rodolfo e la moglie Iolanda erano gli unici rimasti ad aiutare Giuseppina nel negozio. Nel 1964 Giuseppina si é ritrovata ad affrontare un’altra grande sofferenza, la morte di un figlio: a soli 34 anni, Rodolfo è tornato alla patria celeste. La nuora, a cui aveva già avuto modo di affezionarsi anche con il lavoro, è diventata quasi come una figlia. Avevano conosciuto lo stesso dolore della perdita del proprio coniuge in giovane età. 

L’opera di Giuseppina e della nuora Iolanda (che ha ampliato i generi merceologici del negozio) “Innarill”, sopravvive ancora nello stesso posto in cui è nato grazie a Vitale Ciavatta che ha sposato l’omonima nipote di Giuseppina.


 

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