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Rospo Mare, Larino indaga per disastro colposo

Le dichiarazioni dell'Ammiraglio Pozzolano e l'indagine per gestione di rifiuti non autorizzata e disastro colposo

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Era la notte tra il 21 e il 22 gennaio 2013, quando una conduttura che collega le tre piattaforme a 20 chilometri dalle nostre coste si ruppe, sversando in mare 1000 litri di petrolio.

L'allarme venne lanciato dall'equipaggio, la chiazza di idrocarburi venne avvistata dalla nave di stoccaggio Alba Marina, nel campo petrolifero Rospo Mare. Fu la Edison a riferirlo, affermando anche che era scattata la procedura di emergenza, la produzione era stata subito fermata e stavano operando le squadre del campo Rospo Mare e la Capitaneria di Porto. Per non permettere alla macchia di petrolio di allargarsi vennero utilizzate delle panne di contenimento per cercare di circoscriverla. Operarono in mare anche una squadra di subacquei per verificare la presenza di danni alle tubature conduttrici dell'impianto e il Nucleo Aereo della Guardia Costiera.

Importanti mezzi di soccorso vennero messi in campo, con l'impiego di numerose risorse umane e di mezzi.

Poi a 60 ore di distanza, la Edison attraverso le parole Nicola Monti e Giovanni Di Nardo, negò che lo sversamento fosse petrolio. Secondo la Edison - dalle analisi effettuate sui campioni raccolti si trattava di materiale organico, fango e residui di vegetazione. (leggi)

Il mare invernale con venti di burrasca, fece interrompere i lavori in mare, poi tutti dimenticarono.

Il 14 aprile 2016, un'intervista sull'Espresso realizzata da Italian Offshore gruppo di inchiesta che ha vinto il premio Dig (Documentari, Inchieste, Giornalismi) del 2015, riapre la questione.

L'intervista è all'ammiraglio Luciano Pozzolano che è recentemente andato in pensione, dopo 40 anni di carriera nel corpo della Guardia Costiera, a capo della direzione marittima Abruzzo e Molise delle Capitanerie di porto in quei giorni di emergenza, che afferma: “Lo sversamento di petrolio a Rospo Mare c’è stato, è un fatto innegabile”.

“Fu confermato dai nostri mezzi subacquei, che intervennero nei giorni successivi: i sommozzatori trovarono tracce di idrocarburi sulle condutture sottomarine che trasportano il greggio dalla piattaforma alla nave cisterna. Nelle condotte, alcuni bulloni risultavano vistosamente allentati e questo sicuramente aveva prodotto una perdita di petrolio in mare”.

Pozzolano ha rilasciato le stesse dichiarazioni ai giudici della Procura di Larino, che oggi indagano per disastro colposo. Subito dopo Pasqua è stato compiuto un incidente probatorio sulle condutture incriminate di aver ceduto, l'esame dei periti ha dato infatti esito positivo: le condutture sono sporche di petrolio, di greggio dello stesso tipo di quello estratto dal pozzo di Edison.

L'ipotesi di reato è gestione di rifiuti non autorizzata e disastro colposo.

Un rischio reale, dunque, quello corso dalle nostre coste e dai nostri mari. In una regione che punta e lavora sulla sua vocazione turistica, sostenendo progetti quali il Parco della Costa Teatina e che vanta un tesoro immenso a pochi chilometri di distanza, non petrolio, ma una riserva marina eccezionale, quella delle Isole Tremiti, si è visto mettere a rischio tutto ciò. Le concessioni di Rospo a mare sarebbero scadute nel 2018, ma grazie alla nuova normativa la Edison potrà sfruttare quei pozzi fino ad esaurimento delle risorse.

L'Espresso, approfondisce l'argomento domandando a Ezio Amato, responsabile emergenze in mare di Ispra, come sia stato possibile che quell'incidente venisse negato.
“I report ufficiali obbligano solo a riportare incidenti superiori a 7 tonnellate, 6 mila litri. Su quelli inferiori non c'è alcun obbligo, ma resta il fatto che il gestore ha il dovere di denunciare qualsiasi sversamento, di ogni misura”, continua Amato. L’esperto non ha dubbi: “Non è possibile scambiare petrolio con terra ed erba di origine fluviale. Se c’è una macchia di petrolio in mare, si distingue chiaramente”.

La Procura di Larino continua l'inchiesta.

Il link dell'articolo dell'Espresso "Trivelle, quello sversamento negato e finito sottoinchiesta"

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