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Dalla piazza fisica a quella virtuale

La trasformazione della fontana da luogo di confronto a puro monumento

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L’acqua è fonte di vita, i media non fanno che ricordarcelo. Lo sapevano anche gli uomini e le donne che, nel corso dei secoli precedenti, erano costretti a sacrificarsi per ottenere l’acqua così preziosa.
Tuttavia quello che interessa in questo caso non è solo la questione pratica bensì una di carattere antropologico. Infatti le piazze al centro delle quali erano ubicate le fonti non facevano che rappresentare dei luoghi di aggregazione per la popolazione stremata dalle fatiche della quotidianità. Se le donne vi si riunivano per lavare il vestiario gli uomini si accomodavano ai bordi della piazza per chiacchierare, magari davanti ad un buon bicchiere di vino.

Anche a San Salvo in questi luoghi aperti, sotto il sole che scaldava gli spazi, si accendevano discussioni e confronti mentre si udiva, in sottofondo, il gorgoglio dell’acqua che riempiva le vasche della fonte. Lo sfregamento delle vesti da lavare nel lavatoio ritmicamente scandiva lo scorrere del tempo. Poi d’un tratto “stop”.
Così come l’acqua è entrata nelle abitazioni, ha preso piede l’inglese nelle bocche ma soprattutto si è sviluppato l’uso spasmodico di quei congegni che hanno migliorato la nostra vita per alcuni versi ma l’hanno, forse, peggiorata per altri. Con l’era del computer si è modificato anche il modo di comunicare.

La parola pronunciata ha cominciato a perder peso fino a divenire, talvolta, così evanescente da non esser più presa in considerazione neppure per le “comunicazioni” meno formali. Ecco dunque il cambiamento. Quando le nostre nonne si accingevano al lavatoio erano coscienti del fatto che avrebbero speso il loro tempo tra lenzuola da lavare e chiacchiere da sostenere e lo stesso avveniva nel momento in cui ogni persona metteva piede fuori dalla propria abitazione. Inutile ripetere quanto oggi le cose siano cambiate. Basta osservare le nuove fontane per capire quanto sia mutata la loro funzione. Non hanno più le forme regolari di un tempo con le vasche direttamente connesse tra loro; oggi sono delle opere di arte moderna che si lasciano ammirare dal distratto sguardo dei passanti.

Indifferenti, i passanti che snobbano le fontane di oggi sono cosi, ossessionati dai loro smartphone che a volte sembra possedere vita propria visto il magnetismo che esercita su chi lo utilizza. non avviene più il confronto diretto tra persone fisiche che possono interagire in prima persona. Dunque la fontana e quindi la piazza, così come l’uso della parola pronunciata, ha acquisito una tale evanescenza da divenire inafferrabile a tutti coloro che restano fuori dalla rete telematica. Tuttavia in uno studio pubblicato dal Boston Consulting Group nell’aprile 2013 rivela che quasi il 70% degli italiani ritiene positivo l’utilizzo di internet per le questioni più disparate.

Sostanzialmente con un simile dato alla mano si deduce che la mancanza di interazioni personali non condiziona troppo il cittadino che anzi si accontenta di passare le sue serate o i suoi pomeriggi di fronte allo schermo di un congegno elettronico senza ascoltare il rumore dell’acqua o il vocio sommesso dei passanti mentre sorseggia una bevanda oppure chiacchiera a sua volta con qualche amico reale.

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