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LA TIPICITA' dei PRODOTTI SANSALVESI

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La tipicità e la genuinità dei prodotti del territorio sansalvese è certamente il risultato della laboriosità della nostra gente. L'economia contadina di qualche decennio fa si è sempre giovata d'una grande varietà di prodotti agricoli, conseguentemente anche la cucina e la gastronomia ne risultano particolarmente arricchite. La nostra non è mai stata una zona di monocolture. Non a caso, oggi la Cooperativa Eurortofrutticola del Trigno sta riscoprendo alcune colture autoctone legate alla tradizione agricola sansalvese. L'olivo ad esempio, è raccolto leggermente in anticipo rispetto alla piena maturazione e viene poi franto in giornata, in modo da conferire all'olio extravergine delle straordinarie caratteristiche organolettiche: profumo fruttato, bassa acidità, limpidezza. L'ottima varietà d'olivo Gentile di Chieti ha conquistato il fregio del marchio d.o.p. ( denominazione di origine protetta ), ma anche la frantoiana ed il leccino, dal canto loro, danno un olio buonissimo. Nella tradizione vitivinicola bisogna ricordare il ''mosto cotto'', una specie di sciroppo ottenuto dalla bollitura del mosto, a volte aromatizzato con delle mele cotogne, ed utilizzato prevalentemente per aggiungerlo, in percentuali variabili ( dal 10% sino al 30% ) al vino ( fermentato, montepulciano d'Abruzzo ), ciò al fine di una migliore conservazione. Invero lo stesso ''mosto cotto'' un tempo veniva consumato anche diversamente: guarniva splendide granite che s'improvvisavano in caso di neve. La dieta dei nostri nonni non risente in modo decisivo della vicinanza col mare, essa si basava soprattutto su ortaggi e verdure di campo ( cosiddetti ''fuj a mesck'' ), ma nei giorni di festa si affacciavano a tavola anche le carni, prevalentemente bianche ( ''Pollastro abbottonato'' ripieno di fegatini e mandorle ) e gli insaccati di maiale. ''Magnate carne e maccariun, l fuj a rape s'ada sprecà''. Sono i versi d'un canto carnascialesco che ben fotografa le abitudini alimentari dei sansalvesi. Quando si parla di ''maccariun'', ci si riferisce in particolar modo alle sagnitelle, specie di pappardelle ruvide ( ''rappicose'' ), impastate con una maggiorazione di semola di grano di Cappelli, accortezza che permette di meglio trattenere il sugo. Le sagnitelle vengono servite in infiniti modi, ci piace ricordare quelle con le triglie e quelle con il sugo di papera. Un capitolo a parte meritano i salumi: l'allevamento dei suini avveniva, ed avviene in buona parte ancor oggi, in modo che potremmo definire ''casalingo''; le bestie acquistate nei mercati primaverili, venivano ingrassate sino all'inizio del nuovo anno, dunque macellate sempre in casa. Non a caso il 16 Gennaio così si canta nelle ''ruelle'' del borgo: Sant'Antonio benedetto, mangia salsicce e la ventricina li sprisciate e la cicirichiate e beve assai lu fermentate. Un tempo, il maggior quantitativo di carne del maiale era utilizzata per le soppressate ( cosiddette ''sprisciate'' ) fatte con carne macinata non troppo finemente condita con sale e pepe nero a grani interi ( ''pepe bone'' ): Particolari sono anche le salsicce di fegato ( ''fegatazzo'' ) condite stavolta con aglio e scorza d'arancia. Comunque la vera regina dei salumi era ed è la ventricina: il nome deriva dal fatto che un tempo i contadini insaccavano, le parti nobili del maiale tagliate a pezzi molto grandi, nel ventre del suino, si ottenevano così ventricine di circa 10kg... Attualmente, invece, si usano le vesciche ed i pezzi di carne ( sempre di cosce, lombo e spalle ) sono più piccoli ( 2 o 3 cm ). Questi vengono conditi con sale e polvere di peperone dolce oltrechè con finocchietto selvatico. La ventricina stagiona in un ambiente ventilato e fresco per circa 7 mesi. A 3 mesi in genere si procede alla pulitura della superficie esterna e alla copertura con lo strutto. Lo strutto protegge il salume dagli insetti e dagli sbalzi di temperatura. La ventricina deve essere affettata grossolanamente al coltello. La nostra è una terra di prodotti genuini, frutto di una antica civiltà contadina e pastorale che ne ha segnato profondamente gli usi e costumi, ognuno dei suddetti prodotti è forse un vero e proprio simbolo di appartenenza.
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