E’ impossibile sostenere, per l’Ottocento della pittura, il concetto di una vera ‘scuola abruzzese’, ma è giustificabile considerare l’esistenza di un filone monotematico dove il sentimento della nostalgia e del ricordo ne dominano lo sfondo. Il filone della cosiddetta “pittura di stalla” ha come protagonisti le pastorelle, il mondo contadino, la natura selvaggia e primitiva, il tutto strettamente concatenato non solo da un legame mnesico ma anche atavico a cui nessun artista abruzzese si è potuto sottrarre. L’Ottocento è stato anche il secolo del Verismo, quale movimento letterario ed artistico italiano ispiratosi al Naturalismo francese e che teorizza una rigorosa fedeltà alla realtà effettiva delle situazioni dove l’artista deve ispirarsi unicamente al vero, dove l’anima della propria opera si concretizza in avvenimenti, scene, paesaggi realmente accaduti, rispecchiando,quindi, la realtà in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli sociali. Nel campo della pittura Teofilo Patini fu il portavoce del Verismo sociale.