L'estate 2004 è trascorsa a San Salvo sotto l'insegna di una riconfermata ''bandiera blu''. Si tratta di un riconoscimento di cui diverse altre località abruzzesi si sono fregiate (sono 12 i Comuni della costa che l'hanno ricevuto); ma poi, parecchie di queste non hanno retto ai giudizi di ''Goletta Verde''. Pur ribadendo che la qualità generale delle acque di balneazione dei lidi abruzzesi è buona, il laboratorio mobile di ''GolettaVerde'' ha evidenziato che la mucillagine insieme alle condizioni dei fiumi non permettono di essere ottimisti. Preoccupano soprattutto per la provincia chietina i dati relativi alle foci dei torrenti e dei fiumi (Moro, Feltrinoe Sangro,) che denunciano un forte inquinamento, in particolare di tipo organico; anche il Trigno risulta gravemente inquinato. Sulla scorta di talidati, Legambiente e Touring Club hanno pertanto ''premiato'' per la salute ambientale soltanto le costiere non adiacenti a foci fluviali (come Rocca San Giovanni e un tratto tra Ortona e San Vito). Il messaggio è chiaro: il carico dei rifiuti a monte dei fiumi va ridotto, altrimenti il mare non ce la fa a depurare in tempi brevi neppure l'organico eccedente. Tornando in specifico a San Salvo, ricordiamo che l'estate 2004 è iniziata con l'aspra polemica in merito al cosiddetto ''biotopo costiero'', che ha avuto come protagonisti il dottor Castellani, responsabile del biotopo o ''Giardino Botanico Mediterraneo'', da una parte, e il Sindaco di San Salvo dall'altra. Nell'occasione l'Amministrazione cittadina aveva provveduto a far sbancare e ripianare il tratto di spiaggia antistante il ''Biotopo'', fino ai paletti, per metterlo a disposizione dei bagnanti; cosa ritenuta dal dottor Castellani altamente lesiva per gli equilibri dell'ecosistema, anche per la riproduzione delle tartarughe che proprio sulla spiaggia vanno a deporre le uova.
A margine, va tuttavia detto che si è caricato il biotopo costiero di San Salvo di valenze e di aspettative a dir poco eccessive. Se è vero che per tutelare l'ecosistema occorre rinunciare ad interventi traumatici, non bisogna dimenticare che buona parte del biotopo (dalle Nereidi a Buonanotte)è sorto con spianamenti e utilizzo di terra da riporto (come onestamente ammesso sul sito www.giardinomediterraneo.org). Per questo non si dovrebbe parlare di ''restauro naturalistico'' in senso stretto (le dune originarie si trovano oltre Buonanotte, sulla costa vastese) ma solo di un giardino artificiale, di un bel giardino artificiale con innesto di nuove piante nell'area retrostante il lungomare e ricolonizzazione spontanea sulla spiaggia. Occorre dunque fare giustizia di un altro tabù: il ''Biotopo''(sorto con uno stanziamento iniziale di 900 milioni di lire) oggi assume valore soprattutto come centro di monitoraggio e ricerca sulla flora e la fauna degli ecosistemi acquatici.
Ma se parliamo di ambiente, non possiamo non guardare anche al resto del territorio comunale, poiché questo interagisce appunto con la Marina. Al proposito:
1) è ancora preoccupante la situazione delle due discariche (ex comunale per rifiuti urbani ed ex comprensoriale per rifiuti tossici e nocivi) rimaste abbandonate in località Motticce, nei pressi del fiume Trigno. Per esse l'Amministrazione cittadina, su pressione di un Comitato Ambiente che aveva raccolto 1650 firme a chiusura della discarica comprensoriale e a bonifica immediata dei siti, si era impegnata solennemente in Consiglio comunale. Il risultato è quello che si può vedere: se i 100.000 metri cubi di sostanze tossiche e nocive sono tenute (per quanto tempo ancora ?) dalle vasche di conferimento, la collina di rifiuti della ex discarica cittadina sta a produrre percolato che in caso piogge eccezionali e alluvioni deborda nei campi coltivati o va a finire nel letto del fiume. Neppure si è arrivati alla bonifica della terza discarica, per rifiuti speciali e affini, quella di Piano Sant'Angelo, che trovandosi a circa 1500 metri dalla spiaggia di San Salvo si è resa responsabile in passato di una perdita di percolato che per poco non ha avuto effetti disastrosi.
2) L'isola ecologica, una importante struttura di recupero materiali ingombranti, non è da qualche tempo più aperta al pubblico per l'intera giornata ma solo al mattino, con inevitabili difficoltà per chi deve smaltire al pomeriggio. Inoltre non c'è una continua sensibilizzazione della cittadinanza in tal senso. Il risultato è che non tutte le minidiscariche abusive sono scomparse.
3) Circa l'inquinamento da traffico, senz'altro in aumento per la crescita della circolazione veicolare, in attesa di una alternativa alle benzine almeno bisognerebbe evitare di commettere errori nella programmazione e urbanizzazione del territorio comunale. La posizione recentemente assunta dalla Giunta di San Salvo in merito all'arretramento della Statale 16 è un tipico esempio di demagogia e mancanza di concretezza, perché mentre si va achiedere una lunga, peregrina deviazione della Statale 16 ad ovest di San Salvo (e del costruendo autoporto - contro cui noi ci siamo sempre battuti -cosa si farà ?) si dimentica che il Centro di smistamento Conad dislocato sotto San Salvo attiverà un micidiale traffico da Tir proprio attraverso la zona industriale, e cioè tra la città e la sua Marina.
4) Buone notizie arrivano dal settore agricolo. Qui l'atavica abitudine di bruciare i rami di potatura d'inverno si è di molto ridimensionata; come pure (diversamente da quanto accade per i comuni retrostanti) la pratica di bruciare le stoppie del grano in estate, cosa che diminuisce l'immissione dei fumi in atmosfera proprio nei mesi più caldi e meno ventilati (luglio-agosto). Inoltre è da registrare la riconversione produttiva avviata dalla Euro-ortofrutticola del Trigno, che ora può vantare un prodotto interamente ''integrato'' e in parte biologico. Da quest'anno (con i primi 4000 quintali di pesche biologiche raccolte) San Salvo entra in una nicchia di mercato promettente con vantaggi per l'ecosistema rurale.
Concludendo, per ottenere risultati di valore ambientale (non si può vivere solo di bandiere blu!) occorre affrontare con coraggio le tante questioni irrisolte. Solo allora si potrà fare di San Salvo (il cui territorio è letteralmente spaccato in due dalla zona industriale) non certo un'isola felice ma almeno uno dei comuni dell'Abruzzo non a rischio ecologico.
San Salvo, 15 settembre 2004