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Chiusura del Tribunale e l'improduttiva 'battaglia di campanile' tra Vasto e Lanciano

La scelta del Governo e le prospettive di un città e di un territorio

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A forza di gridare “al lupo al lupo” nessuno ci ha creduto più e così ecco la firma del provvedimento che metterà fine al Tribunale di Vasto.


Non tutti sembrano essersi resi conto del disastro che ne conseguirà. Senza voler entrare nel merito dello stravolgimento che questo porterà nelle vite di noi dipendenti, alcuni dei quali costretti a rientrare nelle regioni d’origine pur di non andare a Chieti, pochissimi sembrano aver capito quali saranno le reali conseguenze per la città. Sparito il Tribunale, con le poche industrie rimaste, il mercato immobiliare in netto decremento, l’avanzare di una criminalità sempre più prepotente e impunibile, il settore del turismo stravolto dalle conseguenze dell’inquinamento, quali prospettive di controllo della criminalità e di crescita resteranno?

E’ plausibile prevedere che in un tratto di costa lungo duecento chilometri, privo di presidi giudiziari, sarà possibile avere le stesse garanzie di tutela che abbiamo oggi? E’ difficile! Prerogativa essenziale, infatti, per l’applicazione di eventuali misure di prevenzione del crimine, sono concepibili quando esiste una perfetta sinergia tra organi di Polizia e magistratura inquirente, basata su presupposti di rapidità d’intervento da quando arriva la “notizia criminis”.

Pensate che con il Tribunale e la Procura della Repubblica a quasi ottanta chilometri da qui, sarà tutto come prima? Eppure, nulla o quasi si è fatto per convincere il governo del grossolano errore commesso anche se, a dirla tutta, “nessuno può scagliare la prima pietra”.

L’improduttiva battaglia tra Vasto e Lanciano che ci ha visto arrivare disgiunti e senza una proposta condivisa e condivisibile dinanzi al governo, ha dato il colpo di grazia e non ci ha lasciato speranze. Forse, rinunciando a un po’ dell’eccessivo campanilismo manifestato in un momento tanto delicato, si sarebbe potuto ottenere di più. E’ solo la mia opinione, ma ritengo che se davvero avessimo voluto mantenere il Tribunale, ci saremmo dovuti trasformare in tanti pacifici e determinati “No TAV”, uniti nella consapevolezza di dover manifestare fino ad attrarre l’attenzione dei media per esporre le nostre ragioni.

A luglio gli avvocati hanno, indetto uno sciopero, ma i dipendenti del Tribunale, la cittadinanza, le associazioni dei commercianti, degli albergatori e degli operatori commerciali in genere, non sono stati adeguatamente coinvolti in alcuna forma di protesta. Così, ogni iniziativa potrebbe essere inutile, oltre che tardiva. Perciò, cosa ci aspetta: una città senza il Tribunale e il fermento che l’ha sempre caratterizzato, tenderà a spegnersi come una fiamma che, privata dell’ossigeno, soffoca inesorabilmente. A noi, ripensando ai bei tempi, non resterà che contemplare un’aula vuota e ricordare … quando la legge era uguale per tutti.

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