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Crisi dell'automotive, presto i contratti di solidarietà anche peri lavoratori della Denso

Mancano ancora i dettagli, ma la strada è tracciata

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La strada tracciata per gestire gli oltre 360 esuberi della Denso è quella dei contratti di solidarietà. È quanto emerso dal lungo incontro di ieri fra sindacati e azienda nella sede vastese dell’Associazione industriali. Lo conferma anche Primiano Biscotti della Fim-Cisl: «Da oggi si apre una fase di discussione all’interno dello stabilimento e domani ci riuniremo di nuovo attorno a un tavolo per limare i dettagli». Manca ancora la firma sull’accordo, bisogna studiare modi e tempi di applicazione, ma c’è sintonia fra sindacati e società sulla via intrapresa. Come successo per la Pilkington, i contratti di solidarietà saranno adottati per tutti i dipendenti, circa 1.000. Dall’inizio dell’estate i lavoratori Denso hanno visto crescere il monte ore di cassa integrazione, gli importanti investimenti prodotti finora faticano a sortire gli effetti sperati. Su questo punto, però, c’è tranquillità.

 

È la stessa azienda ad aver presentato un piano di rientro degli esuberi in concomitanza con le nuove produzioni. Fra tre anni la situazione dovrebbe stabilizzarsi, come spiega anche Biscotti: «Quella di oggi è un’eccedenza dovuta a una congiuntura temporanea e non strutturale. I nuovi prodotti devono ancora essere assorbiti dal mercato. Gli investimenti sostenuti finora dimostrano come lo stabilimento di Piana Sant’Angelo per la Denso sia strategico in Europa». Nella memoria dei sansalvesi c’è ancora la pesante crisi che colpì la fabbrica cinque anni fa, ma la situazione odierna è molto diversa: «Nel 2007 si trattò di una crisi strutturale che portò a scelte dolorose, con una perdita di circa 400 lavoratori. I nuovi prodotti non c’erano e sebbene il mercato reggesse ancora, la sede di San Salvo ebbe pesanti difficoltà. Oggi possiamo parlare di esuberi temporanei che rientreranno progressivamente». Si profila quindi un inverno a ranghi ridotti e una busta paga che scenderà del 20% per chi si fermerà. Un sacrificio necessario per mantenere gli attuali livelli occupazionali, ma che non sgombra il campo dagli interrogativi legati al futuro: «Ben vengano investimenti e ammortizzatori sociali, ma se non c’è la ripresa del mercato auto non ci sono certezze».

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