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Stop all'acqua dal Trigno causata dalla presenza di fenoli

Non si conoscono i tempi di ripristino

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Dall’arsenico ai fenoli. La nuova tappa del calvario del fiume Trigno cade a meno di un anno dall’emergenza di fine febbraio dell’anno scorso, quando le alte percentuali di arsenico nel fiume che traccia il confine tra Abruzzo e Molise obbligarono la Coniv a sospendere l’erogazione dell’acqua.

LO STOP DI DUE GIORNI FA. La Coniv, società che gestisce i depuratori di San Salvo e Montenero di Bisaccia, ha bloccato il flusso verso il nucleo industriale di San Salvo intorno alle 21 del 22 gennaio. Una decisione motivata con il declassamento della qualità dell’acqua del fiume; sarebbero venute a mancare le condizioni per permetterne la potabilizzazione.
La Asl che controlla le condizioni dell’acqua durante tutto l’anno ha rilevato la presenza oltre i limiti di legge di fenoli, derivati chimici degli idrocarburi, in un campione prelevato in località Pietra Fracida a Lentella. Difficile dire dove è avvenuta la contaminazione.
Fatto sta che il Sian (Servizio Igiene Alimentare e della Nutrizione) ha imposto il blocco dell’approvvigionamento dal fiume e le Asl ha giudicato ‘non classificabili’ le acque del Trigno.
Piccolo particolare: la presenza di fenoli viene riscontrata il 23 novembre 2012, lo stop avviene due mesi dopo.

I DISAGI. Gli effetti dello stop non tardano a manifestarsi. I grandi stabilimenti di Piana Sant’Angelo sono costretti a razionalizzare le scorte. Alla Pilkington arrivano le autobotti della Protezione Civile ‘Valtrigno’ e l’azienda si dota di bagni chimici. Vietato per i dipendenti usare le docce, situazione analoga alla Denso e nelle altre fabbriche.
La Sasi nella tarda mattinata di ieri comunica che limiterà il servizio a Vasto e Vasto Marina dalle 7 alle ore 13, con possibili variazioni a seconda delle riserve nei serbatoi. L’ente, presieduto da Domenico Scutti, acquista l’acqua dalla Coniv. Senza questa, solo con il flusso dell’acquedotto del fiume Verde non è possibile garantire l’erogazione. Ieri pomeriggio gli addetti della Sasi hanno sospeso il servizio poco prima delle 17. Non si conoscono i tempi di ripristino.

MANCANZA DI CONTROLLI E INDIFFERENZA. Quella del Trigno è una vecchia storia. A intervalli regola scatta l’emergenza per contaminazione. A fine febbraio dell’anno scorso fu riscontrata una presenza di arsenico pari a 125 microgrammi/litro a fronte di un limite di legge di 10 microgrammi/litro. Venne convocato un vertice in Prefettura a Chieti. Una sorveglianza maggiore fu il punto sul quale conversero le varie posizioni. I soldi però non ci sono e nulla è cambiato.
Da Vastogirardi (Isernia) alla foce del Trigno ci sono più di 80 kilometri da controllare e le difficoltà non mancano. Senza uomini e mezzi è impossibile scoprire sversamenti abusivi nel fiume. Le sponde, in lunghi tratti sono invase da rifiuti di ogni genere (le foto risalgono all’estate 2011, nei pressi dello stesso luogo di prelievo del campione da parte della Asl, ma sono ancora tristemente attuali).
Sempre nel 2011, a dicembre, Michele Petraroia – consigliere regionale molisano del Pd – dipinse una vallata del Trigno al centro di traffici illeciti di rifiuti e interramento e sversamento di fanghi tossici (come accennato anche in una delle inchieste della giornalista campana Rosaria Capacchione sul business del traffico di rifiuti tossici).
Gli allarmi periodici e lo stato attuale del fiume, però, non trovano eco in una levata di scudi di associazioni e società civile simile a quella di qualche giorno fa in occasione della fuoriuscita di petrolio alla Rospo Mare. Il territorio è lo stesso, ma quando si tratta di zone interne, difficilmente le popolazioni costiere sono interessate. E pazienza se l’acqua è la stessa che arriva nelle case di tutto il Vastese.

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