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«Ciao Rocchino...»

È morto ieri a 75 anni Rocco Boschetti

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È morto ieri mattina Rocco Boschetti, a seguito di una malattia, che lo ha tolto all’affetto dei suoi cari famigliari ed amici all’età di settantacinque anni. Negli anni settanta ed ottanta era stato dirigente politico, sindacale ed amministratore della Unione locale sociosanitaria del Vastese (oggi Asl). Da dipendente alla Siv (come gran parte della sua generazione), si era iscritto alla Cisl, diventandone autorevole esponente sia nel Consiglio di fabbrica, che a livello provinciale e nel locale Ufficio di collocamento (oggi Centro per l’impiego). Iscritto alla Democrazia cristiana, ne è stato segretario politico per circa un decennio, a cavallo tra la metà degli anni settanta e la metà degli anni ottanta, periodo durante il quale fu nominato dal suo partito nel Consiglio di gestione della Usl. Con Vitale Artese (eletto al Parlamento) ed Armando Tomeo (prima vice sindaco e poi sindaco della città) costituì il gruppo di governo politico-amministrativo, che fu molto fiorente sul piano delle realizzazioni pubbliche cittadine. Artese, Boschetti e Tomeo, insieme al proprio partito, molto unito fino al 1983, gestirono lo sviluppo socio demografico di San Salvo, che in quel decennio si trasformò da paese agricolo a cittadina industriale, bisognosa di nuovi e diversi servizi: caserma, asili, scuole, chiese, informatizzazione degli uffici comunali, pianta organica, piano regolatore, piscina, strade, metanizzazione, urbanizzazione primaria e secondaria di interi quartieri e un centro culturale, affianco ad un locale che lui stesso aveva diretto come presidente di un dopolavoro (Enal). Sul piano storico quella generazione di uomini pubblici ricevette uno dei massimi riconoscimenti, con la visita di Papa Giovanni Paolo II il 19 marzo del ’83.

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Ho conosciuto e frequentato Rocchino era la sua famiglia da quando avevo cinque anni. Lui, coetaneo di mio padre ed io dei suoi figli maggiori. Abitavamo nello stesso quartiere, nei pressi della Chiesa di San Nicol. Fino a che sono stato ragazzo, lui è stato impegnato politicamente e quindi lo vedevo come uomo pubblico. Quando anche io sono diventato adulto (e lui aveva smesso la militanza) ci incontravamo quasi ogni sera da "Adriano, la lavanderia". Da Pietro, Romano, Adriano, Ennio, Carlo e da lui stesso sentivo raccontare una San Salvo, che non avevo conosciuto. La San Salvo nella quale loro avevano vissuto da ragazzi era una piccola e povera comunità, densa di ricordi e di persone emigrate da salutare ad ogni ritorno. In quella lavanderia, una sera Carlo disse: "Quello non era un paese colorato. Se volevi vedere i colori della natura dovevi andare nelle campagne". Il senso era che quasi tutte le case del vecchio centro avevano il colore del "calcimonio" (il legante delle case dell'epoca) e che nel paese c'erano solo le cose essenziali. I ragazzi coetani di Rocchino venivano dall'essenziale, ma vollero fortemente conquistare il benessere individuale e collettivo, che diventò anche lo slogan con cui il suo gruppo politico si presentava alla pubblica opinione. Ma forse il benessere, conquistato col lavoro da quelle generazioni nel secondo dopoguerra e con l'industrializzazione, non era solo un dato statitistico o macroeconomico. Forse era anche una condizione caratteriale, diciamo il raggiungimento di una serenità. Ecco, Rocchino mi dava l'idea della persona serena, gioviale, empatica, ma anche curiosa. Leggeva ciò che scrivevo sul sito e mi chiamava per sapere e approfondire. Ci incontravamo e ci mettevamo a fare lunghe le considerazioni come due vecchi amici, accomunati dalla stessa passione: la politica. Una passione, che ti si prende da giovane e poi non ti lascia più. Lui la passione per la politica l'ha sempre avuta e l'ha trasferita al figlio Antonio. Quella passione gli ha anche consentito di conoscere tanta gente ed avere tanti rapporti sociali, che appunto la serenità d'animo completava, portandolo ad avere tanti amici. Saputo della mia organizzazione dei Prodotti topici, si era fatto scaricare il calendario e mi aveva detto che sarebbe venuto a quasi tutti gli eventi: gli piaceva stare in compagnia, partecipare alle iniziative e discutere. Purtroppo è venuto solo al Girasole. Dopo si è ammalato e l'ho rivisto una sola volta, con Cenzino. Ricordo e ricorderò tante cose di lui, ma credo che non cancellerò mai la serata al Girasole (nè sul video e nè nel file della mia memoria), perchè quello è Rocchino: sorridente, sereno e gioviale con chiunque. A Flora, Antonio, Luciano, Simone ed Emilia le nostre più sincere condoglianze. Ciao Rocchino.

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