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“da Amalj truv lu latt d la furmech”

Amalia, la titolare della merceria storica di San Salvo ha raccontato la storia di questa attività

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Amalia, la titolare di una delle merceria storiche di San Salvo, ci ha raccontato la storia di come è nata questa attività.

Amalia  è originaria di Casalbordino. Cresciuta all'ombra di una madre  che le insegnò a sbrigare tutte le faccende di casa, oltre che mandarla da una sarta per apprendere i segreti del mestiere. Arrivò a San Salvo negli anni Cinquanta, per amore del marito.  Da quel paesino portò in dote, con se, l'attività di famiglia : l'oleificio  aperto dal padre in occasione della sua nascita. 

Purtroppo San Salvo non era una ricca  possidente terriera . Le coltivazioni di grano, mais, barbabietole e olive  erano predominanti  ma, incapaci di rendere rigogliosa  e fiorente la sua economia.
Ella ci narra di una popolazione di circa 3.000 abitanti con un tasso di analfabetismo e di povertà  che rendeva necessario aguzzare l'ingegno e fare, del vivere quotidiano, una continua lotta. In concomitanza con la ripresa economica del Paese, nel dopoguerra, vide l'inaugurazione di almeno 10 oleifici  a San Salvo, insieme al suo. Ma il gracile mercato delle olive sansalvesi,  il volume di investimenti necessari a rinnovare gli  "strumenti del mestiere" e volto a permettere, sempre, la miglior qualità oltre che la resa e l’ inflazionato mercato della spremitura delle stesse, abbattevano le possibilità di  guadagno. 

Tuttavia il sorriso le riempie il viso quando ci racconta di come fosse una delle poche donne che riusciva a mettere in riga tutti quei contadini che cercavano di abusare del suo status di donna, e quindi "inferiore intellettualmente". 

Amalia portava avanti la sua attività in completa autonomia dividendosi tra famiglia, con dei figli poco più che infanti,  ed il lavoro,  con un vigore ed una forza unica al mondo. Le chiediamo sarcasticamente se avesse gradito un  "bonus bebè", ci risponde che le bastava l'aiuto del Signore.
Amalia è una profonda credente.

Tuttavia questa sua attività era destinata a soccombere e la svolta  ci fu sul finire degli anni sessanta. In quegli anni, il fratello aprì a Pescara una merceria.  Fu con il suo aiuto che  il 22 marzo 1969 aprì anch’ella un negozio simile a San Salvo. Aveva, in un certo senso, la strada spianata: il fratello le indicava dove andare a comprare e la presentava ai grossisti permettendole di direzionare gli acquisti in maniere mirata. Nel giro di pochi anni il suo nome fu  sulla bocca di tutti i grossisti pescaresi( ...e, aggiunge la figlia, lo è ancora! ...): un concentrato di affidabilità e professionalità  che la rendevano unica.

Amalia aveva dalla sua parte due assi nella manica: era sempre stata nel commercio ed era ricamatrice e sarta. A quei tempi  alcune donne sansalvesi non erano pratiche neanche dei più elementari lavori di taglio e cucito ma,  quelle stesse donne, sapevano che avrebbero trovato un consiglio materno e professionale da Amalia, oltre che una sicura soluzione ai loro problemi. 

A costo di rallentare l'andamento del servizio della clientela,  la nostra beniamina si cimentava  con ago e filo e spiegava passaggi, trucchi, creava soluzioni, con tanta pazienza e nessuna gelosia

Ai tempi che furono, dove il consumismo non esisteva,  dove era un'arte il recupero di tutto il recuperabile,  quando si aveva bisogno di qualcosa che circondava il mondo dell’ago e del filo (bottoni, cerniere, fibbie,toppe per riparare in maniera invisibile un capo importante, stoffe, e così via...) ci si recava, come avviene  tuttora,  presso la "Merceria  Amalia".
Questo negozio era diventato per San Salvo un punto di ritrovo, un luogo dove le donne avevano l’occasione di imparare, ridere, scherzare e crescere. 
La voce iniziò a spargersi anche per i paesi limitrofi e ben presto, con il boom industriale che investì in pieno la nostra ridente città , crebbe di pari passo la fama della "Merceria  Amalia".

Le più anziane ricorderanno una giovincella, che affiancava Amalia nella gestione dell'attività commerciale. Quella giovane è Filomena, la figlia,  che terminati gli studi superiori, nel lontano 1974 , raccolse la sfida di sostenere  la madre in questa difficile professione:“nessuno s'inventa commerciante...questa è un arte!" , ci sussurra Amalia.   Anche in Filomena si può scorgere la passione, l'abnegazione, la capacità e la professionalità della madre.

In quel negozio si poteva trovare l’impossibile, oltre ai  preziosi consigli della sua titolare, al punto che le nostre mamme usavano dire “da Amalj truv lu latt ‘d la furmech” , o meglio : “da Amalia trovi persino il latte della formica”.

Amalia non è più in negozio e che si gode la pensione e la vecchiaia dopo una vita di sacrifici, felice di aver contribuito a creare un pezzetto della storia e della cultura di San Salvo ma, soprattutto, felice di aver lasciato i sacrifici di una vita nelle mani sapienti di una figlia che continua, sul solco tracciato dalla madre,  a vendere "pur lu latt d la furmeche".

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