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Sparatoria, i tre restano in carcere. La difesa: «Tafili non ha sparato»

L'imprenditore albanese chiede la prova dello stub

redazione
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Restano in carcere i tre albanesi sospettati di aver preso parte alla sparatoria di una settimana fa al bar Evelin. Clirim Tafili (46 anni), Lulzim Bimi (28) ed Elvin Tafili (40) sono stati ascoltati dal Gip Caterina Salusti che ha convildato gli arresti: i primi due devono rispondere di tentato omicidio e porto abusivo d’armi, il 40enne solo della seconda ipotesi di reato. La misura restrittiva è confermata anche per il quarto coinvolto, Fasli Faslia (32 anni), che per ora si trova all’ospedale San Pio di Vasto per le ferite da arma da fuoco riportate a un piede e una gamba; la sua stanza è piantonata dai carabinieri.

«Chiederemo il riesame chiedendo lo stato di necessità – afferma l’avvocato Antonello Cerella che difende Clirim Tafili – Il mio assistito ha affermato più volte di non aver sparato». L’imprenditore, a San Salvo da tanti anni, ha chiesto di essere sottoposto alla prova dello stub per provare la sua innocenza. «Clirim è intervenuto – continua Cerella – per evitare una strage, perché è stato aggredito, disarmando Faslia».

Nella versione fornita dai carabinieri a sparare sarebbero stati, invece, proprio il 46enne e Bimi, ai quali Faslia, ferito, avrebbe risposto. Quest’ultimo, dopo il fatto di sangue, si era allontanato facendo perdere momentaneamente le proprie tracce; per le forze dell’ordine, coordinate dal tenente Domenico Fiorini, è stato lui a esplodere i colpi che hanno ferito il giovane.

Alcuni testimoni presenti sul posto subito dopo il fatto raccontano di come i fratelli Tafili non si fossero allontanati restando tranquilli nonostante la presenza degli uomini dell’Arma. Decisiva sarà la testimonianza di Faslia che per ora non ha risposto alle domande; dovrà chiarire perché si stava recando al bar con una pistola.

Per ora, l’unica certezza è che tutti i protagonisti di questa vicenda giravano armati nel bar per la partita Juventus - Monaco. 

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