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Trivelle in zona sismica?

All'indomani dello sciame sismico avvenuto in Adriatico ci poniamo la domanda sulla opportunità di trivellare in zona sismica

Redazione
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Sono 20 le scosse finora registrate a largo della costa adriatica. Iniziate alle 4:21 di domenica, l'ultima è delle 6:59. Le scosse di terremoto che hanno fatto tremare la terra e i cittadini della costa abruzzese, molisana e del nord Puglia sono state avvertite distintamente da diversi cittadini. Hanno avuto l'epicentro in mare al largo della costa tra Pescara e Vasto, ad una profondità media di quasi 28 km.

I dati, registrati dalla Sala Sismica INGV-Roma, sono abbastanza significativi dato che la scossa più debole, quella delle 4:36, ha avuto una magnitudo di 2.6 mentre quella più forte, delle 4:22, ha avuto una magnitudo di 4.0.

Questi dati hanno subito innescato la polemica. Diverse le ipotesi avanzate compresa la possibilità che lo sciame sismico sia dovuto ai sondaggi per le future trivellazioni. E' Gialuca Castaldi senatore del M5S ad ipotizzarlo "Visti gli epicentri, concentrati tutti nella stessa zona, c'é da chiedersi se forse non sia colpa delle trivellazioni esplorative che in questo periodo sono in atto nell'Adriatico. Se cosí fosse, sarebbe un preoccupante antipasto di quello che avremo con l'approvazione delle trivelle in Adriatico".

Al di là delle posizioni sulla natura del fenomeno, ci si dovrebbe comunque porre la domanda sulla opportunità di realizzare delle piattaforme petrolifere, in un'area a rischio sismico. Quest'area dell'Adriatico, si colloca all’interno della cosiddetta microplacca adriatica, generalmente stabile ma che può generare fenomeni, come quello a cui abbiamo assistito in queste ultime ore di magnitudo bassa, ma non per questo trascurabili.

Intanto la cosiddetta legge Pietrucci Mazzocca, che reintroduce il divieto esteso alle 12 miglia per ricerca e coltivazione di idrocarburi, è stata impugnata dal Governo e non passa perché incostituzionale.

Ne dà notizia la Consigliera regionale del M5S Sara Marcozzi, commentando l'impugnativa della legge regionale, approvata, il 14 ottobre scorso, che dispone il divieto delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in mare. "Nei lunghi mesi della lotta contro Ombrina, il M5S ha sempre sostenuto che le leggi proposte dalla maggioranza e il referendum, sono stati solo una possibilità per lavarsi le coscienze, di certo non la possibilità per scongiurare definitivamente le trivellazioni in Adriatico. L'unica strada è quella della legge di iniziativa regionale alle Camere, presentata dal M5S e approvata dal Consiglio regionale, che va a modificare e abrogare parzialmente l'articolo 35 del Decreto Sviluppo. Abbiamo a che fare con un Governo centrale che sta in tutti i modi dimostrando il totale disinteresse per la nostra Regione e per uno sviluppo sostenibile. Governo ampiamente appoggiato dai parlamentari abruzzesi di ogni schieramento, M5S escluso, che hanno votato a favore dello Sblocca Italia e che oggi firmano per i referendum no-triv. Tutti i Consiglieri regionali - conclude l'esponente del M5S - devono, oggi più che mai, costringere i Deputati e Senatori dei loro partiti a far calendarizzare la nostra legge in Parlamento e a votarne l'approvazione. Ombrina deve essere bloccata dai Parlamentari a Roma. Lo sappiamo noi, lo sa il PD, SEL e anche la Corte Costituzionale".

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