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Una Fontana di rock ed il “17 RE Tour”

On the road (col treno) verso il nuovo suono italiano

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Millenovecentottantasette, quasi diciottenne.

     Durante le superiori, come tanti altri più o meno coetanei, lavoravo d'estate presso locali/bar della marina per due motivi: avere qualche soldo e, principalmente, avere una buona scusa per stare in giro fino a tardi. Come ogni sera dopo la chiusura, io ed il mio collega/amico d'infanzia Lucio, partiamo.

     Il viaggio quella sera dura poco.

     - C'è la Festa de L'Unità al mare. Ci facciamo una tappa.-

     - Certo.-

     La festa era praticamente chiusa e rimanevano solo poche persone e poche mitiche salsicce. Seduti sulle panche un po' in disparte c'erano due ragazzi e due chitarre acustiche.     Suonavano da Dio, il Dio del rock.

     Il più grande dimostrava una trentina d'anni. Un piccolo Branduardi, con capelli rossi, occhiali tondi ed una grande sete di birra. L'altro era spilungone, più giovane, coi capelli lunghi e neri ed una specie di frangetta.

     - Ciao - il rosso rompe il ghiaccio,

     - Io sono il Fontana e quel giovincello è Pippo.-

     - Ciao. Io sono Massimiliano e lui è Lucio. -

     Siamo rimasti molta notte seduti a sentirli suonare ed a parlare di musica ed altro. Dopo diversi integratori a base di luppolo, Fontana mi mostra una foto della sua chitarra elettrica che lo “aspettava a casa”.

     Era una Gibson Les Paul, ma lui l'aveva battezzata con un nome di donna (che non ricordo).

     Ci diamo appuntamento per la sera dopo.

     All'arrivo, il saluto del Fontana:

     - Ciao, sacchi di cani morti... -

     Stesso rituale, molto luppolo. Approfondiamo la conoscenza e scopriamo che sono di vicino Como, che girano l'Italia in autostop e che suonano dove possono.

     Nella mia mente solo un pensiero: “wow, questo è il rock and roll!”.

     Dopo la terza nottata passata insieme, e dopo un po' di brindisi, il Fontana se ne esce:

     - Perché non venite a trovarci a Como dopo l'estate?-

     - Non sembra una cattiva idea- pensiamo in coro.

     Ci scambiamo i numeri di telefono, il giorno dopo partono, ci salutiamo.

     - Vi aspettiamo, sacchi di cani morti...-

     L'estate intanto continuava.

     - No, che sfiga Lucio!-

     - Che c'è?-

     - Ci stanno i Litfiba a “Rock-a-scalegna” a ferragosto e non posso andarci! La seconda volta che ci vanno, la seconda volta che non posso andarci perché lavoro!-

     - A proposito Max, il 29 Agosto vado a Norimberga, Monsters of Rock.-

     - Ma ancora con sto metal? Ebbasta!-

     - Max, ti dico solo una parola, anzi due... Deep Purple!-

     - Cazzo allora è diverso, bella storia. Ma renditi conto; tu vai a Norimberga, io non riesco ad andare a Roccascalegna, provincia di Chieti... a proposito: dal Fontana ci andiamo?-

     - Si. Tu sali col treno, io scendo da Norimberga, ci incontriamo a Milano e andiamo a Como.-

     - Ah, e quando volevi dirmela sta cosa?-

     - Adesso l'ho pensata, adesso te l'ho detta.-

     Nel frattempo Ferragosto era passato e mi arrivavano notizie strabilianti riguardo al concerto dei Litfiba. Sembrava che 17 RE dal vivo somigliasse ad un inferno di watt governati a stento da Belz-Pelù. Che nervi!

     Arriva il giorno della partenza, prendo il treno, arrivo a Milano Centrale ed incontro Lucio. Lui ha ancora gli occhi e le orecchie piene di Metallica, R.J. DIO e Deep Purple ed è quasi afono per quanto ha cantato e gridato. Mi racconta con entusiasmo molti aneddoti. Mi rende partecipe, mi piace.

     Non senza difficoltà raggiungiamo casa Fontana. Borgo in pietra, mamma anziana al piano di sopra, baretto al piano terra abbastanza affollato. E da li dentro una voce...

     - Ce l'avete fatta, sacchi di cani morti! Vi va una bicicletta?-

     - Perché? Dove dobbiamo andare?- chiedo ingenuamente.

     Un borgo intero che ride, mentre interrogo Lucio con lo sguardo, il Fontana riparla.

     - La bicicletta è una bevanda. Campari, vino e soda...Pirla!-

     - Ma vai a cagare Fontana!- e ci uniamo alle risate del borgo. Tante biciclette quella sera, sembrava il giro d'Italia.

     Il pomeriggio del giorno successivo, dopo una jam-session infinita con Pippo ed altri strambi personaggi, decidiamo di andare alla Festa de l'Unità a Como.  

     Ripartire dal via, come al gioco dell'oca. Due feste a distanza di due mesi e 700 chilometri.

     Durante il viaggio parliamo di politica, vino e rock. Dopo un po di curve parcheggiamo ma la discussione non era ancora terminata. Discutevamo su quale fosse il miglior gruppo rock mai esistito. Per me erano gli Zeppelin, Fontana era per i Genesis, Pippo vota Pink Floyd e Lucio:

     - Deep Purple. MAX...guarda che c'è appeso li!-

     Seguo il suo dito, “Litfiba 17 RE Tour. 1º settembre, Como, Festa de l'Unità”. Suonavano li e quella sera.

     - IL DIO DEL ROCK ESISTE!- gridai.

     Concerto spettacolare. Quel suono potente, quelle influenze mediterranee, quel nuovo rock italiano che si propagava nell'aria. Pelù animale sincopato, scolpiva il tendone con la voce. Il riff iniziale di “Eroi nel vento” fece tremare anche le cucine della festa. Dal basso partiva la spinta (come accade nelle sommosse).

     Finito il concerto di nuovo a casa Fontana.

     Un paio di giorni dopo siamo ripartiti soddisfatti dell'esperienza conservando un modo molto strano di salutarci “sacco di cani morti” e due convinzioni.

     La prima: il rock è un'attitudine non un suono.

     La seconda: il Fontana è un alcolizzato, simpaticissimo ma alcolizzato.

     Due anni dopo usciva “Litfiba 3” che concludeva  la trilogia del potere insieme ai precedenti “Desaparecido” ed  appunto, “17 RE”. Per inciso: tre dischi fondamentali!

     Gianni Maroccolo (non un semplice bassista) abbandonò il gruppo per raggiungere Bologna ed i CCCP.

     Pelù iniziò ad essere la parodia di se stesso. Smisi di seguirlo. Nel frattempo il muro di Berlino cadeva ed un'esperienza nata in quella città divisa stava mutando forma e sostanza. Finivano i CCCP, iniziavano i CSI.

     Ma di questo, forse, parleremo poi.

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