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31^ Giornata per la Vita. La riflessione di Agnese Pellegrini

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IN OCCASIONE della 31^ Giornata nazionale per la Vita, in programma per domani, ospitiamo l'intervento di Agnese Pellegrini, giornalista ed esponente dell'associazionismo pro-life, già candidata per la lista 'Aborto? No, grazie' alle ultime politiche. ''C'è una coincidenza che, ogni anno, mi sorprende e mi interpella: la Giornata per la Vita si celebra solo pochi giorni dopo la festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti. Comunicare la vita, per un cristiano, dovrebbe essere il primo compito, sia egli o meno giornalista. Tuttavia, quasi per assurdo, la vita oggi non fa notizia e sui giornali, sulle tv e sui nuovi media si parla molto più spesso di morte. Si parla di aborto, e non di coraggio nel portare avanti gravidanze difficili. Sono tante, troppe, le notizie dimenticate che riguardano la vita. Non si dice, ad esempio, che la pillola anticoncezionale provoca il cancro e in alcuni casi è abortiva; non si dice degli effetti letali della Rsu 486. Come ha scritto la sociologa tedesca e docente di scienze della comunicazione Elisabeth Noelle Neumann ''gli effetti dei media sono in gran parte inconsci''. La capacità dei mass media, e soprattutto della televisione, è quella di creare 'illusioni'. C'è stato un caso eclatante, in tal senso. Uno dei fondatori del movimento abortista negli Usa, Bernard Nathanson, noto ginecologo responsabile di 75mila aborti, dopo essersi 'convertito' alla vita ha spiegato come era stato possibile, e in un certo senso facile, falsificare i dati sull'aborto, attraverso una mirata campagna di propaganda. Perché, dunque, è tanto difficile comunicare la vita? Perché le notizie sulla vita sono manipolate? Fondamentalmente per due motivi, il primo politico-ideologico, il secondo economico. Come dice il sociologo americano David Altheide, le notizie sono ciò che i giornalisti considerano tali. In realtà, corregge il tiro Sergio Lepri, autore di un corposo manuale di giornalismo, il contesto nel quale viviamo e il comune sentire determinano le notizie. Da questo assunto, deriva la tanto nota regola delle tre 'esse', secondo la quale in ogni prima pagina di giornale deve essere dato rilievo ai fatti di sesso, sangue e soldi. Il secondo motivo che condiziona il giornalista nelle sue scelte è economico, perch‚ l'aborto e gli anticoncezionali sono un affare per cliniche private e case farmaceutiche. Case farmaceutiche che spesso finanziano i politici. Non c'è possibilità, allora, per immaginare un giornale o un tg che metta al centro della propria scaletta la vita, invece che la morte? Occorre partire da noi. Siamo noi a dover scegliere la vita, senza compromessi. Da questa presa di coscienza occorre far nascere un rinnovamento culturale, una coraggiosa azione di rottura dell'attuale stato di cose. Soprattutto mediatico. In questa tensione, un ruolo importante deve essere svolto dalla Chiesa, chiamata a scommettere sulla formazione di laici in grado di essere il famoso lievito, per l'informazione e per la società. La sfida è creare una sinergia comune tra laici e cattolici che, magari anche partendo da posizioni diverse, combattono però per gli stessi fini. La manualistica ci dice che il giornalista, nel decidere se un fatto è o meno 'notiziabile', deve applicare la regola delle tre esse: sesso, sangue, soldi. L'auspicio è che se ne aggiunga una quarta: speranza''. http://francescobottone.splinder.com/
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