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Non incateniamo la democrazia: è patrimonio comune non già pascolo abusivo o riservato a poche persone

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RIPORTIAMO, di seguito, il testo della riflessione del vicario genrale della diocesi di Trivento, don Mimì Fazioli, in vista dell'imminente tornata elettorale. Interessanti gli spunti offerti. Tra qualche giorno suonerà la campanella della fine delle trattative e dell’inizio dei grandi, pomposi comizi elettorali. Per ora molti nomi si stanno facendo di giorno e disfacendo di notte: sono quasi ultimati gli elenchi alla sera, a meno di ripartire poi il giorno dopo per ricominciare tutto da capo. Comporli non è purtroppo facile, si devono scegliere persone e nomi da un puzzle di più di mille e mille pezzi. Di che cosa parlo? Delle liste elettorali, naturalmente! Ancora dieci giorni e ci troveremo con i volti sorridenti dei candidati questuanti quel misero voto pur di creare, di rafforzare o di allargare il proprio consenso. Che dire di questa che non deve essere una semplice, enigmatica accozzaglia di liste e di nomi, ma una scelta di stile per costruire, condividere, promuovere un diverso modo di amministrare la cosa pubblica? Con sano realismo, Jacques Maritain sottolineava come l’accordo tra mondi culturali diversi può compiersi su una convergenza pratica, capace di tutelare i diritti fondamentali dell’uomo, a prescindere dalle diverse ragioni ideologiche che li sostengono. Ci auguriamo solo che ogni lista sia una bella riproduzione di un quadro unitario, di un gruppo convinto e compatto, come un verde paesaggio di questa luminosa primavera, qualcosa che rimane come frutto di intenso e duro lavoro di limatura e rifinitura, che possiede un impegno intrinseco di rimanere uniti per il bene comune e che nessun insulso interesse di menti egoiste e profittatrici riuscirà mai, neanche lontanamente, a scalfire e minare. Non basta, però, spargere sul tavolo delle trattative belle idee programmatiche e accattivanti progetti faraonici per essere pronti a cominciare. Ci vuole altro che buon senso, tanta capacità di mediazione ed estrema pulizia morale, il tutto in dosi massicce e abbondanti. Come si può pensare ancora di sdoganare giurassici personaggi così abili nel distribuire strette di mano e perfidi sorrisi, capaci di passi discreti e felpati, ma che hanno contribuito a dilapidare il rispetto per la politica, distruggendo i germi della credibilità e dell’onorabilità, innescando la massima sfiducia là dove ci dovrebbe essere il massimo rispetto per il bene comune. Il sudore alla fronte dei volenterosi propositori basterà a scacciare il timore che il pranzo è pronto e ben cucinato, ma solo per pochi fortunati, già peraltro sazi di tante abbuffate, e non invece per tutta la popolazione, perché avvenga finalmente una svolta epocale che metta sotto naftalina tutto un certo modo di pensare e di gestire la politica? Il cardinale Martino, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, giustamente in un convegno, ha ricordato alcuni interventi del Papa Benedetto XVI che ha invitato di recente i cristiani a tenere i piedi per terra per salvare la politica e ad usare a pieno le chiavi del discernimento offerte dalla intramontabile dottrina sociale della Chiesa. Un ultimo suggerimento agli elettori: attenzione, perché in campagna elettorale è vero il detto “chi davanti ti unge, dietro poi ti punge!”.
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