Padre Rinaldo Altieri è nato a San Salvo.
Ordinato sacerdote a Foligno il 1° agosto 1943, chiese di poter lavorare nella missione dell’Amazzonia. Il suo desiderio fu esaudito. La sua prima residenza in Amazzonia fu San Paulo de Olivenca, un villaggio di poco conto, uno dei tanti dispersi lungo Rio Mar (gli indigeni chiamano così il Rio delle Amazzoni). Da San Paulo fu trasferito ad Amaturà, un gruppetto di capanne in cui vivono gli indios Tikunas. Costruì una cappella. Assistette materialmente e spiritualmente gente bisognosa. Nel 1957 tornò per la prima volta in Italia (a quei tempi i missionari tornavano in patria ogni dieci anni) ripartendo nel novembre successivo. Quindici anni come parroco della chiesa di Sant’ Antonio do Ica. Qui costruì una bella chiesa (ancora oggi utilizzata). Per gli spostamenti nell’ambito delle parrocchie, egli, come tutti gli abitanti dell’Amazzonia, usava una barca.
La barca non aveva nulla di speciale, salvo il nome.
Padre Rinaldo, quando parlava con i ragazzi, usava un intercalare ‘n capisci (non capisci). La gente chiamava la sua barca spassosamente ‘n capisci. Il lavoro, ma soprattutto il clima amazzonico, pian piano debilitarono le forze del generoso missionario. Non voleva che la sua vecchiaia pesasse sui confratelli, nel 1978 chiese di tornare definitivamente in Italia. Fu mandato a Vasto Marina, dove ebbe vari collassi, tanto che chiese al superiore il “permesso” di morire”. Il superiore gli “comandò di vivere”: ma questa volta il bravo missionario non poteva ubbidire e morì ad Assisi il 30 luglio del 1985. “La sua vita - ha scritto il suo superiore, annunciando il decesso ai confratelli della sua Provincia religiosa - ci lascia un grosso patrimonio di virtù che oso chiamare santità. Padre Rinaldo Altieri è stato un religioso fedele ai suoi impegni, sereno, molto umile, obbediente, affabile, un grande lavoratore e un ottimo realizzatore, il tutto coperto da una grande modestia e da una garbata bonomia. Virtù ereditate dalla gente abruzzese da cui proveniva e perfezionate dall’educazione avuta nei lunghi anni di vita passata in convento”. Nel 25° della sua scomparsa abbiamo voluto ricordarlo. Non possono essere dimenticati gli uomini come lui che hanno dedicato la loro vita in favore della gente povera.