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Sulla scuola superiore a San Salvo

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Interveniamo volentieri nel dibattito avviato da ''Abruzzo Oggi'' sul tema della scuola superiore a San Salvo, innanzitutto per dire che condividiamo in buona parte i contenuti espressi sia negli interventi di Eugenio Spadano sia nel volantino redatto dagli studenti dell¹attuale I Liceo Scientifico del ''Mattioli''. Una decina di anni fa, oltre che pensare ad un arricchimento dell'offerta formativa (con un corso per corrispondenti in lingue estere, per l'ITC, e di meccanica per l'IPSIA), la stessa Amministrazione comunale aveva puntato a fare di San Salvo un centro della formazione post-diploma di qualità, in vista di una collaborazione con facoltà universitarie, specie dell'Ungheria. In realtà non è poi accaduto nulla, se non un progressivo calo di iscritti del ''Mattioli'', un record negativo che ci ha riportato indietro di oltre 20 anni. Stando agli ultimi sette anni scolastici, il trend è stato il seguente: IPSIA ITC L.S. totale alunni A.s.1998/1999 449 327 776 1999/2000 424 284 708 2000/2001 399 246 645 2001/2002 374 223 597 2002/2003 302 195 497 2003/2004 237 182 419 2004/2005 202 167 21 390. Di fronte alle evidenti difficoltà il tentativo, portato avanti da presidi e docenti dell'ITC ''Mattioli'', di creare almeno una sezione di Liceo Scientifico a San Salvo aveva finalmente prodotto (grazie anche al sostegno dei politici più sensibili) un'ampliamento dell'offerta formativa, presupposto di un rilancio di tutta la scuola superiore cittadina: tant'è vero che nel 2004 si è avuta un'inversione di tendenza nelle iscrizioni alle classi prime (+8%). La mancata formazione di una nuova I Liceo comporterebbe dunque la stasi, nel momento in cui l'Istituto può disporre di una grande e attrezzata palestra e di un edificio IPSIA in via di completamento (per 600 ipotetici studenti, con 25 aule, 10 laboratori, aulamagna da 240 posti ecc.). Di chi è la responsabilità? Ognuno dice la sua e noi diciamo che sono di diverso tipo. Ma è evidente che chi governa questa città non può tirarsene fuori, magari pensando che le scelte degli alunni di terza media siano dettate dalla ''voglia di andare a Vasto'' (che poi, se fosse così, sarebbe comunque un dato drammatico perché vorrebbe dire che i giovani non amano e non credono più in questo paese). Dopotutto, quando le cose vanno bene gli amministratori i meriti se li prendono; perciò dieci e più anni di difficoltà vogliono dire una sola cosa: passività e scelte sbagliate da parte della ''classe dirigente'', che ha pensato più alle carriere politiche che agli interessi della città. In un momento di oggettiva difficoltà per San Salvo, rinunciare anche alla scuola, luogo di cultura, di formazione e di civismo ma al contempo servizio che crea occupazione (ci sono oggi molte centinaia di insegnanti e personale non docente e amministrativo nelle scuole materne, elementari, medie e superiori, con apprezzabili ricadute sul'indotto) significa ­ come altre volte abbiamo detto ­ mortificarla nelle grandi energie di cui dispone e condannarla al ruolo di periferia urbana o città-dormitorio che dir si voglia. San Salvo, 16.02.2005 Impegno per San Salvo
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