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Antonio e Elena, due cuori e due comuni passioni per la musica e l’insegnamento

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Incontrare una persona con la quale formare una famiglia e condividere nella vita gioie e dolori è una grande grazia e se con se la stessa si condivide anche una grande passione, è una grazia nella grazia.

Antonio Bonanni e Elena Arcinii sono una di quelle coppie che oltre ad essere uniti da un vincolo di amore che li ha portati a divenire marito e moglie, condividono due grandi passioni: la musica e l’insegnamento.

Proprio il loro grande amore per la musica, quell’universo definibile come “bellezza” allo stato puro, li ha fatti incontrare ed innamorare. Quando li vedi all’opera insieme, vedi ognuno che insegna, suona o dirige con grande passione e nel contempo vedi l’altro con uno sguardo pieno di tenerezza, rispetto, stima e complicità. E così ti accorgi come la musica e il desiderio di volere trasmettere ai loro discenti non solo degli insegnamenti ma qualcosa di bello e positivo che si possano portare per tutta la vita, plasmano anche la vita personale di questa coppia.

Antonio Bonanni (leggi)

Elena Arcinii, nata 35 anni fa ad Ascoli Piceno da genitori entrambi musicisti, ha la musica nel suo DNA.

 

Elena mi racconti brevemente i momenti salienti della tua carriera musicale?

Ho iniziato gli studi sin da giovanissima conseguendo il diploma nel 2004 presso il conservatorio L. D’Annunzio di Pescara ed è qui che ho incontrato e mi sono innamorata di Antonio. Presso lo stesso istituto ho conseguito nel 2007 la laurea sperimentale di secondo livello in violino con il massimo dei voti. In seguito mi sono trasferita in Austria per un corso di perfezionamento conclusosi con il massimo dei voti sotto la guida del M°H.Fister. Ho collaborato come violinista anche con importanti orchestre quali Junge Salzburg Philarmonie,Bayerische Philarmonie,Tiroler Landes Theater Innsbruck,Erl Tiroler Festspiele. Anche in italia ha collaborato con orchestre sia da camera che sinfoniche come al teatro Marrucino di Chieti, al Teatro Olimpico di Vicenza,Teatro di Savona. Oggi continuo a perfezionarmi sotto la guida del M° Parazzoli, primo violino dell’Orchestra di Santa Cecilia a Roma. Dall’età di 15 anni e per venti anni ho avuto modo di suonare e fare esperienze musicali incredibili anche ad alti livelli, molte delle quali all’estero. Grazie ad Antonio ho conosciuto il mondo della banda, una realtà musicale che non mi apparteneva ma che mi incuriosiva. Lì ho potuto sperimentare la bellezza del suonare e del divertirsi nel contempo. Anche il clima che vi si respira è davvero molto familiare.

Che cos’è per te la musica? E tra il suonare, ascoltare e dirigere cosa preferisci?

È qualcosa di a dir poco incredibile che richiede studio ed esercizio continuo. Io la paragono a una grandissima scarpinata in montagna, che nel frattempo che cammini sembra che non arrivi mai ma quando raggiungi la vetta vedi un panorama meraviglioso che ti ripaga di tutti i sacrifici che sono costati per arrivarci. Tra le tre cose io sono quella che suona perché è suonando che esprimo al meglio ciò che sono.

Oggi oltre ad essere una musicista sei anche una insegnante di sostegno, come vivi questa realtà?

Con tanta passione. È come se la musica avesse la capacità di aprire delle porte del cuore che ti fanno vedere con un’ottica particolare tutto ciò che ti circonda. I genitori del primo ragazzo che ho seguito in questo percorso professionale mi invitarono a seguirli presso la sede della Lega Filo d’Oro a Osimo. Quella esperienza mi ha segnata profondamente. Restai colpita da una mamma che tutti i giorni faceva non so quanti chilometri per stare qualche ora con il figlio che qui era ricoverato.

Un tuo sogno?

Innescare nel territorio delle sinergie che ci portino a suonare seppur occasionalmente anche nella Case famiglia, residenze di anziani, ospedali e tutti quei luoghi di bisogno umano.

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