Nella terza puntata della rubrica sportiva ospitiamo l'atleta sansalvese, conosciutissimo in città sia professionalmente che per l'impegno in politica. Pochi però sanno che è anche un grande atleta, o meglio un eccellente maratoneta fresco della sua best performance sulla distanza regina ottenuto di recente nella Maratona di Dublino dove ha abbattuto il "muro" delle tre ore.
Quando e perché hai iniziato a correre?
Ho sempre praticato sport sin da ragazzo e ho conservato negli anni questa “sana” abitudine fino ad oggi. Cinque anni fa ho intrapreso questa nuova disciplina, accantonando la vecchia che era il tennis e integrandola con il ciclismo su strada. Tutto a livello amatoriale e da autodidatta. Penso che alla base della scelta ci sia una ragione prettamente fisica (mantenere la forma) e una ovvia legata all’età (sport che si presta bene con gli “-anta”).
Come concili il tempo per correre con il lavoro?
Il tempo non basta mai, sono sempre tanti gli impegni della giornata e come spesso capita manca quasi sempre lo spazio da dedicare alla corsa. Ammetto che la professione che svolgo mi lascia la libertà di organizzare il mio tempo, anche se non sempre è così facile rispettare il programma quando si è costretti ad affrontare un impegno di lavoro all’ultimo minuto. Così l’ora migliore che preferisco resta quella del mattino presto quando la città è ancora assopita, le strade sono poco trafficate e non si incontrano passanti. L’ora mattutina mi lascia vivere uno strano connubio, il piacere della corsa e quello della solitudine.
Qual è il ricordo più bello che hai durante un allenamento?
Non ho un ricordo bello, ma ne conservo uno particolare: un lungo di trentadue chilometri in preparazione della mia prima maratona. Ero in compagnia di amici che dopo aver superato il giro di boa siamo stati colti da un temporale estivo, sembrava un semplice acquazzone che però si trasformò in un diluvio. Terminare quell’allenamento è stata una grande impresa, un po' di paura ma grande soddisfazione.
Qual è stata la fase più dura della Tua carriera di podista?
In realtà non c’è mai stato una fase dura perché ho iniziato a correre con il piacere di farlo e non ho mai considerato il podismo una carriera, però ho vissuto momenti di difficoltà quando dovevo portare a termine la mia prima maratona con l’unico obiettivo di tagliare il traguardo al 42o chilometro. Non sapevo a cosa andavo incontro.
Qual è la gara che ricordi con piacere?
Sicuramente la maratona di Dublino, la più recente, è stata quella che mi ha regalato la soddisfazione maggiore in termini di prestazioni. Ho raggiunto un obiettivo che inseguivo da un po' di tempo cioè quello di scendere sotto le tre ore. Ho superato ogni aspettativa concludendo la maratona con un tempo di 2 ore e 55 minuti ad un passo di 4 minuti e 07 secondi a chilometro, un grande risultato considerando anche la mia “giovane” età. Quella che mi ha regalato emozioni e che ricordo con piacere è stata l’”Eco Trail del Gran Sasso d’Italia” con il suo caratteristico KM verticale, mille metri di dislivello in 3,5 chilometri, una dura e affascinante gara di 15km di corsa in montagna. Raggiungere la cima di Campo Imperatore e quella della Sella di Monte Aquila a 2300 mt sul livello del mare e lo scenario del Grande Corno ripaga abbondantemente lo sforzo. Una prova di resistenza e di fatica dove non dipendi più dalle tue gambe ma dalla mente.
Qual è la salita che ti ha fatto pentire di aver scelto questo sport?
In cinque anni non ho mai affrontato salite che mi hanno fatto pentire della scelta, anzi considero la salita una parte integrante e indispensabile dell’attività podistica perché mette in risalto la differenza e il piacere nell’affrontare i tratti pianeggianti e quelli in discesa.
Ti trovi meglio nelle gare brevi e nelle mezze/maratone?
Non saprei decidere tra le corse brevi e quelle lunghe, mi affascinano entrambe e conferiscono sensazioni diverse. Le gare corte sono legate al fascino della velocità, dello sprint, dare tutto in pochi chilometri. Mentre nelle gare lunghe c’è più strategia, bisogna ragionare, saper dosare le forze e soprattutto misurarsi con se stessi.
Racconta l’aneddoto più strano che ti è capitato mentre correvi?
Finalmente una gara che corro con lo spirito di osservatore, non controllo le prestazioni sull’orologio ma scatto foto e faccio riprese. Dopo sette chilometri di salita in montagna raggiungo l’altopiano. Uno spettacolo meraviglioso e la foga di vedere sempre di più mi porta ad esplorare un bosco e a imbattermi in sentieri sconosciuti, fuori dal tragitto segnato e così ad un certo punto mi ritrovo smarrito. Intorno a me non vedo nessuno, solo natura e tanto silenzio. Ammetto di aver fatto molta difficoltà a tornare sul tragitto e raggiungere il traguardo ma quella escursione fuori programma ne è valsa veramente la pena.
Meglio correre da solo o in compagnia?
Le trovo fondamentali entrambe, l’una non sostituisce l’altra e viceversa. Corro da solo quando ho allenamenti specifici da portare a termine, quando ho voglia di stare solo con me stesso, quando devo conciliare il tempo con il lavoro. Corro in compagnia quando voglio socializzare, quando la complicità dei compagni ti fanno superare quei momenti difficili.
Cosa pensi della Podistica San Salvo?
Una bella realtà di associazionismo, lontana dalle logiche di potere e dai colori politici. Un sano modo di stare insieme, uno strumento strategico per lo sviluppo delle relazioni sociali e per il miglioramento degli stili di vita.
Sono da cinque anni in podistica, mi ha dato tanto e ora sto dando, sono un dirigente e sono enormemente soddisfatto per aver contribuito alla crescita di questa associazione. Oggi contiamo oltre 150 associati e in Abruzzo siamo la società con il più alto numero di maratoneti.