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Laboratorio Sperimentale di Arti Visive e Plastiche

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''dallo scarabocchio alla creatività'' Se date in mano ad un bambino di pochi anni dei pastelli, egli subito si divertirà a scarabbocchiare con la stessa spontaneità con cui gioca perché ne sente il bisogno ed un particolare piacere nel lasciare traccia di sé nello spazio (foglio). Ne è talmente entusiasta che, se gli adulti non stanno attenti, disegnerà su tutti i muri della casa. Il tentativo di disegnare è per il bambino il primo sforzo individuale di esprimersi in modo diverso dal piangere, è anche un modo di oggettivarsi, di entrare nel mondo e di comunicare. ''Facendo'' e ''giocando'' i bambini conoscono gli strumenti e le regole del linguaggio figurativo, imparano a costruire immagini e messaggi, si avvicinano alla comprensione dei percorsi mentali e delle idee presenti nelle opere degli artisti. Molti artisti moderni sono stati affascinati dai disegni spontanei dei bambini e li hanno sentiti come esempio di semplicità e purezza nel rapporto della realtà. Che i disegni dei bambini siano in grado di rivelarci il loro mondo interirore è cosa ormai nota, non occorre andare a scomodare le teorie di matrice psicologica intorno agli oggetti trasizionali dell'infanzia, per capire che il nostro corpo ha una propria memoria. I primi scarabocchi (realismo casuale) in realtà sono più un'espressione motoria, e la constatazione dell'effetto prodotto fa continuare l'azione, stimola l'atto, e fa si che il gesto si ripeta. Impara a moltiplicare delle riproduzioni che gli sembrano riuscite, allo scarabocchiare senza significato fa seguito a uno scarabbocchiare con intenti significativi (realismo mancato). Queste collaborazioni occhio-mano e dell'elaborazione del pensiero che diventa rappresentazione estetica; l'occhio prima segue la mano, poi lo guida. Un controllo doppio della partenza e dell'arrivo, momento evidentemente fondamentale nel campo della percezione, indispensabile strumento di comunicazione visiva, determinante per lo sviluppo della personalità e del pensiero. Questi perfezionamenti tecnici, dipendono da un controllo crescente della motilità e da un'integrazione crescente dei dati visivi. Stimolo e sviluppo della percezione visiva, esplorare la realtà, stimolare l'analisi, la sintesi, la logicità, cioè il pensiero. Lo sviluppo del pensiero per immagini è un'importante mezzo di concettualizzazione, tre le tappe nello sviluppo del pensiero: ü Manipolativo; ü attività rappresentativa di tipo iconico (segno, gesto, colore, ect...); ü sviluppo intellettuale (forma simbolica). La conoscenza di questi elementi formativi del linguaggio visivo concorrerà a formare individui capaci di esprimersi anche nel campo delle comunicazioni visive di cui l'arte è lo stadio più alto e personale. La sperimentazione memorizza facilmente i dati e abitua all'osservazione piu esatta delle opere d'arte. Un'attività diretta al conseguimento dello sviluppo delle competenze espressive e comunicativa, per tradurre in un messaggio la propria esperienza e per riconoscere i segni propri dell'ambiente culturale in cui si vive. L'osservazione agisce come una lente di ingrandimento; essa rivela gli aspetti particolari e minuti della realtà che sfuggono regolarmente ad un sguardo superficiale: contiene in sé l'impegno a far proprie le cose in tutti i loro diversi aspetti e a conservarle nella memoria. Utilizzare le mani per costruire le immagini e messaggi, hanno una valenza formativa, comunicativa e attivante del pensiero. I bambini cominciano ad essere più alfabetizzati al linguaggio delle immagini di quanto non lo siano al linguaggio verbale, perché la cultura dell'immagine è una cultura meno concettuale, meno casuale, meno analitica, meno organizzata, quindi una cultura di informazioni parallele che giustappone fatti, notizie, particolari, frammenti, ma che alla base ha sempre una logica di ragionamento. Nella pratica laboratoriale, ogni occasione d'incontro diviene crocevia di esperienze individuali che si arricchiscono reciprocamente, captano nuovi stimoli, si preparano a tradurre in attività l'avvenuta crescita interiore. Il coinvolgimento umano, affettivo, relazionale, cognitivo-corporeo fa sì che il bambino/ragazzo, prendendo coscienza del suo patrimonio culturale sempre più ampio, possa contribuire ad elaborare una nuova cultura che è la continuazione della propria storia e della propria identità. In questo tipo di laboratorio il riferimento all'arte non è mai esplicito. Compito degli operatori didattici è infatti quello di enucleare l'aspetto strutturale (tecnico o concettuale) più significativo e didattico o l'essenza comunicativa di un'opera e di trasmettere questi contenuti ai bambini sotto forma di gioco. L'espressione artistica, declinata nella ''cultura del fare'', nel contatto e nella manipolazione dei materiali (corpi, oggetti, strumenti) permette di attivare processi: ü Recupero e percezione responsabile del proprio sapere e saper fare, del proprio vissuto personale, ambiente socio/culturale (passato) ü Confronto problematico con l'idea da realizzare (presente) ü Messa in relazione di passato e presente per la creazione dell'opera d'arte (futuro) I tre momenti, non sono altro che le tre fasi del ''processo di apprendimento attraverso il fare'', che conduce, in modo consapevole, allo scatto di crescita cognitiva ed emotiva; consapevolezza di autorealizzarsi. La realizzazione di opere d'arte attraverso questa tipologia di manualità consapevole, permette di attivare, sviluppandolo, il pensiero logico - deduttivo tipico dell'età adolescenziale (intervento creativo basato sulle capacità di analisi e di lettura critica dell'esistente. Il lavoro artistico, così definito, sviluppa altresì la consapevolezza della realizzazione fra il momento creativo del singolo individuo (studente) e il suo contesto socio - culturale di appartenenza. Stimolare in ognuno delle curiosità: ad esempio si richiede di sperimentare tutti i modi possibili per usare un determinato strumento, anche quelli più inusuali e meno canonici; poi di scoprirne le qualità, magari associandolo a materiali diversi. Le regole sono di carattere tecnico, finalizzate a mettere tutti in grado di cominciare il lavoro: inoltre, durante lo svolgimento gli sviluppi si calibrano su tutte le varianti dovute alle diverse risposte che i differenti individui possono dare a uno stesso problema (i bambini sono tutti diversi, ognuno di essi ha i propri tempi d'azione, il proprio carattere, i propri interessi, la propria personalità); quindi non dare loro idee già impostate; il copiare o dare dei temi specifici consentiranno al bambino di non vedere la realtà degli oggetti ma di imorare dei trucchi, dei procedimenti che lo dispenseranno dal guardare o meglio dall'osservare. Un metodo perché ognuno si costruisca il proprio modo di fare, di produrre immagini, di costruire oggetti e capire; aiutare il ragazzo a scoprire le realtà, il loro senso, la loro funzione, lasciarlo libero a scontrarsi con questa realtà. L'adulto seguirà le operazioni del bambino per vedere che non faccia sbagli tecnici e lo aiuterà e correggerà solo per ciò che riguarda il come si fa, senza mai dare un giudizio o peggio una correzione sul lavoro fatto, ma cercando di aiutarlo a realizzare un proprio pensiero, un proprio progetto. Lo sviluppo del linguaggio grafico accompagna la sua crescita intellettuale. Orientare la ricerca del bambino, i risultati saranno meno steriotipati quando più corrisponda a un bisogno interiore, presentano notevoli differenze tra loro e ogni bambino scopre il piacere di fare senza finalizzazione: lo sviluppo del lavoro si dovrà decidere via-via. Solo allora si verifica il confronto con la o le opere d'arte - come nella vita saranno i bambini a trovare, scoprire i nessi tra il loro fare, sperimentare e giocare e le cose fatte da altri, in altre epoche, ma con gli stessi materiali. I bambini sono liberi di scegliere la tecnica che più piace, di sperimentarne anche più di una, e non viene dato loro nessun tema da svolgere. La conoscenza attraverso la sperimentazione stimolerà una progettazione creativa completamente libera. Il mondo dell'uomo e principalmente visivo a differenza di molti mammiferi in cui sono predominanti l'olfatto e l'udito. E' proprio l'esperienza visiva e manuale che avvicinerà a tali linguaggi, attraverso una molteplicità di sollecitazioni che educheranno il bambino al linguaggio dell'arte fornendogli spunti sui caratteri tattili di oggetti e materiali, sull'espressività delle forme, sul rapporto con la musica e suggerendogli un modo di conoscere e di procedere che egli stesso sperimenterà realizzando da sè le sue opere. La sperimentazione di materiali, strumenti e tecniche, l'osservazione della natura e l'allargamento della conoscenza plurisensoriale aiutano i bambini a comunicare meglio attraverso il linguaggio delle immagini. Si dovrà fornire spunti creativi che il bambino rielaborerà, evitando un'assimilazione passiva e provocando invece la mobilitazione verso suggestioni creative che potenzino i percorsi originali insiti in ogni bambino. Progetto SASSI VIVACI Non esiste forse un comune abruzzese che non conservi una chiesa del XIV sec. d'immediata ispirazione francescana... da quel tempo ebbe inizio nella regione una tradizione artigianale non servile, di scalpellini e di capimastri precisi, fidati e sobri, durata fino ai nostri giorni. Silone ''conoscere l'abruzzo'' Turing Club 1948 Presupposti storici-culturali La convivenza tra uomo e montagna ha fatto sì che in Abruzzo, sotto l'egida della ''Montagna Madre'' (la Majella), - emblema e contenuto di tradizioni secolari, di civiltà arcaiche, d'usi civici, di siti ''santificati'' da esistenze e fatiche, di centri della vita lavorativa e artistica - si sviluppasse l'attività dell'estrazione e successivamente della lavorazione della pietra: la duttile pietra bianca, giallo paglierino e la più resistente e compatta pietra nera, più adatta ad essere lucidata. La pietra è stata l'elemento principale e unificante dei circuiti delle antiche terre montane, l'incontro tra storia e natura. Un patrimonio di esperienze e di culture materiali, quindi, che va difeso e attualizzato. Fin dall'epoca romana i maestri abruzzesi hanno scolpito la pietra bianca locale per realizzare chiese ed edifici, adornandoli con opere di scultura, monumenti, fregi e decori. E' una pietra morbida, ma allo stesso tempo dura e compatta. Da un materiale povero, qual è la pietra cavata, gli artigiani sono stati capaci di produrre manufatti di notevole interesse artistico e culturale, contribuendo in questo modo a delineare i tratti del paesaggio abruzzese. La maestria dello scalpellino si coglie, passeggiando per i vicoli più stretti e dimessi dei paesi d'Abruzzo, nella lavorazione dei portali d'ingresso, nei fregi delle balconate e nelle facciate delle case padronali. Rosoni, mascheroni apotropaici, foglie di acanto, stemmi nobiliari: sono i motivi più ricorrenti della loro produzione. La pietra è formata da un vero impasto di conchiglie ed altri resti animali marini, le più antiche le RUDISTE, vissute circa 100 milioni di anni fa, inoltre le NUMMULITI (monete di pietra, sceletri che sembrano monete circolari preziosamente cesellate. Leggenda Non so se a tutti è ben nota la storia della Montagna Madre (Majella), MAJA figlia di Atlante e Plutone, Dea della fertilità e della primavera; MAJA o MAJESTA, donde MAIO cioè Maggio, madre del Grande ERMES concepito con ZEUS. Si racconta di quando MAJA ed il suo figlio ERMES fuggirono dalla lontana FRIGIA con una zattera ed arrivati nei pressi della costa adriatica, precisamente nella zona di Ortona, i due naufragarono; ERMES perse i sensi, e per strapparlo dalla morte eterna, lo addormentarono sulle cime del Gran Sasso, dove dorme il suo corpo, ma non la sua anima, che attraverso il respiro del vento, continua la sua olimpica esistenza. MAJA rimase sola sulle sponde italiche a piangere la morte del suo figlio, morendo di crepacuore, i suoi fedeli di un, antichissimo popolo egizio, la sepellirono nella roccia, trasformandosi in montagna: la Majella; ancora oggi il fischio del vento che agita le fronde, l'urla della bufera, non sono altro che la voce di Maja che si lamenta e piange per la morte di suo figlio ERMES. ...graffiare, incidere, scolpire, bucare, segare, levigare... Il programma Da sempre le attività artistiche hanno rivestito un ruolo fondamentale nell'educazione in ambito scolastico, a partire dalla scuola dell'infanzia e per tutta la durata del percorso formativo. Questo progetto presenta un panorama estremamente variegato delle principali tecniche della scultura. Il Laboratorio sperimentale di arte visiva e plastica, mira a dare voce espressiva alla creatività personale, sollecitando l'autoconoscenza e il lavoro-manuale, nonché lo sviluppo e l'affinamento della sensibilità estetica. Tematiche dei Laboratori Il laboratori ''dallo scarabocchio alla creatività'', usa gli strumenti dell'arte per viaggiare nel complesso mondo della creatività, non limitandosi ad enunciati puramente teorici, ma fornendo gli strumenti di base e, soprattutto le chiavi di lettura per applicare un processo espressivo autonomo. Obiettivi progettuali L'approccio alla situazione di lavoro da parte dell'allievo/a , dovrà seguire un percorso omogeneo e guidato, in modo da verificare se lo stesso possiede i requisiti per poter sviluppare il tipo di lavoro preposto. In programma di lavoro si svolgerà su attività sperimentale della scultura su pietra della Majella. Accertamento dei requisiti e verifica delle autonomie, degli interessi e capacità espressive e creative; esplorare il materiale nella sua valenza tridimensionale, degli strumenti, scoprire le caratteristiche fisiche e le potenzialità espressive della pietra; osservazione e analisi della forma nelle sue articolazioni, favorire la coordinazione occhio-mano e il controllo della motricità del luogo di lavoro; metodi e tecniche; acquisire e utilizzare tecniche di base con attività di libera sperimentazione con il materiale: guardare, toccare, comporre,; Concetti di rapporto e di proporzione; Valori compositivi della forma in relazione all'ambiente; produrre figure semplici o complesse in rilievo per aggiunta o sottrazione di materiale; produrre immagini in rilievo, distinguendo piani e campi; potenziare la creatività espressiva; maturare il gusto estetico; verifica del lavoro svolto; attività di lavoro guidato; realizzazione di un prodotto finito. Come organizzare un laboratorio Chiarire bene gli obiettivi di conoscenza che si vogliono raggiungere e in quanto tempo; Preparare uno spazio idoneo; Cercare di fare un'azione interdisciplinare all'interno delle scuole; Oggettivare le esperienze. Figure piane (triangolo, cerchio, quadrato e rettangolo) La terza dimensione - figure geometriche solide (piramide, sfera, cubo, parallelepipedo e prisma) Numeri e lettere Le forme componibili (puzzle) Le textures L'osservazione naturale e l'astrazione a chi è diretto: Il Laboratorio è rivolto oltre che agli studenti (in particolare della scuola dell'obbligo), anche ai diversamente abili, agli educatori, ai pedagogisti, agli psicologi e genitori, che possono trovare degli spunti interessanti per costruire dei veri e propri laboratori di lavoro in cui impegnare i ragazzi a farli crescere artisticamente. Tempi di realizzazione: min. 12 ore (5 incontri) - Verifica e valutazione: Atteggiamenti verso la sperimentazione, azioni, abilità manipolative, difficoltà incontrate, tempo di lavoro, giochi/attività esplorative, oggetti prodotti, condivisione di spazi, materiali, strumenti, relazione con i compagni, interazione verbali o commenti al lavoro. Alla fine del corso si allestirà una mostra con un catalogo del progetto e verranno consegnati un attestato di partecipazione al Laboratorio e la carpetta dei lavori svolti. Il Laboratorio sarà tenuto da: Giuseppe Colangelo (scultore e docente di arte e immagine) ''Chi non conosce il paese da cui proviene non troverà mai il paese che cerca'' proverbio cinese scultore Giuseppe Colangelo Trav. Kennedy, 13 66033 Castiglione Messer Marino Chieti - Italia cell.: 3335979397 - tel.: 0873978392 - fax: 0873 975650
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