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Referendum per l'abolizione dei privilegi della politica, qualcosa si muove

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Il DIFENSORE civico abruzzese, Nicola Sisti, su richiesta del Comitato promotore dei quattro referendum regionali sui costi della politica, ha scritto all'ufficio di presidenza ed al presidente del Consiglio, Marino Roselli, ''invitandoli a procedere alla istituzione del Collegio regionale per le garanzie statutarie, al quale è presentata dai soggetti legittimati a farlo la richiesta di referendum abrogativo''. A darne notizia l'ex parlamentare radicale Pio Rapagnà, che da tempo si batte per un referendum regionale che vada ad eliminare i vari privilegi di cui godono gli onorevoli consiglieri che siedono nel palazzo dell'Emiciclo a L'Aquila. Nelle scorse settimane le istituzioni regionali avevano dichiarato ''irricevibile'' la richiesta dei referendum, in maniera ''illegittima'' secondo Rapagà, che infatti si è rivolto al difensore civico. Il Comitato ha ''chiesto più volte la riduzione del numero delle firme necessarie per lo svolgimento di referendum abrogativo e l'adeguamento per estendere il numero dei soggetti autenticatori delle firme''. Il Consiglio regionale non ha ancora fornito una risposta. La stessa raccolta delle firme, secondo quanto riferito dai membri del comitato, ''negli scarsi tre mesi a disposizione, è stata fortemente ostacolata in troppi Comuni, gravemente silenziata dalle stesse Istituzioni regionali di garanzia, e spesso censurata dai maggiori organi di informazione della stampa quotidiana e televisiva pubblica e privata''. Proprio a causa di questa sorta di ''boicottaggio mediatico ed istituzionale'', Pio Rapagà ha chiesto un rinvio della scadenza per la consegna delle firme e il ritorno ad una situazione di garanzie statutarie. Nelle scorse settimane al presidente della Commissione Parlamentare per le Questioni Regionali, Leoluca Orlando, era giunta la segnalazione del Comitato in merito a ''gravi criticità riscontrate nell'esercizio delle facoltà connesse alle iniziative referendarie e legislative promosse dal comitato medesimo, che in taluni casi rischiavano anche di precluderne di fatto l'esercizio''. In particolare si segnalava ''l'assenza di una sistematica e stabile disciplina di riferimento, difficoltà operative nella raccolta delle firme e nell'autenticazione delle stesse, la mancata istituzione di organismi di garanzia per il giudizio di ammissibilità dei quesiti'', nonché‚ l'innalzamento del numero di firme necessario per le richieste di referendum. ''E' amaro oggi constatare che il primo Comitato promotore costituitosi in Abruzzo dopo tanti anni dalla approvazione del primo Statuto, - affonda Pio Rapagn... - sia stato consegnato nelle fauci inefficienti di una burocrazia locale ancora pre-borbonica, ed abbandonato nelle mani di una casta politica e del suo braccio amministrativo che certamente non avevano alcuna intenzione di collaborare per riformarsi, ridimensionarsi, adeguarsi allo spirito dei tempi anche attraverso la via democratica, referendaria, e della partecipazione diretta dei Cittadini''. Ora si è in attesa che le istituzioni regionali si adeguino alle richieste del Difensore civico. http://francescobottone.splinder.com/
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