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Cinghiali nel Vastese,attenzione ai facili allarmismi.

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Il ''problema cinghiali'' è sentito in tutto il territorio del Vastese e la stampa ha giustamente fatto da cassa di risonanza alle numerose segnalazioni degli agricoltori, ma prima di creare facili allarmismi, che conducono a decisioni affrettate, è bene analizzare il fenomeno e cercare soluzioni razionali e ragionevoli. Il cinghiale (sus scrofa) è in effetti presente in maniera massiccia sul territorio abruzzese e rappresenta un problema per i danni che le popolazioni selvatiche provocano all'agro-ecosistema, ogni anno nella regione Abruzzo i cinghiali producono danni alle colture agricole per un ammontare complessivo stimato nell'ordine di 1,5 milioni di euro, ma anche per gli incidenti stradali provocati non raramente dalla collisione dei grandi animali con le autovetture. La presenza rilevante del grande ungulato dipende da numerosi fattori: l'elevato potenziale riproduttivo della specie e le notevoli capacità di adattamento e spostamento; le sconsiderate immissioni, ai fini venatori, effettuate in passato senza alcuna programmazione, di animali provenienti dall'Est europeo, con maggiore prolificità e resistenza; le modificazioni di origine antropica apportate all'ambiente con il progressivo abbandono delle coltivazioni e il ripristino di boschi e macchie; non ultima la considerazione che il cinghiale non ha predatori naturali, perché, checché ne dicano gli allevatori, la presenza del lupo non è così rilevante da riuscire a regolarne la popolazione. L'attività venatoria rappresenta praticamente l'unico fattore di limitazione numerica delle popolazioni di cinghiali. La caccia però non può rappresentare l'unico rimedio a questo problema, non fosse altro perché essa è consentita solo in pochi mesi durante l'anno. Occorre pertanto definire una strategia globale per la riduzione del danno provocato all'agricoltura dal cinghiale, senza prescindere però da aspetti di programmazione e pianificazione venatoria approntati nelle sedi opportune. Un prelievo venatorio opportunamente calibrato può ''modellare'' la dinamica delle popolazioni della fauna ungulata per ricondurla ad un equilibrio che soddisfi contemporaneamente le esigenze di conservazione della specie, le esigenze del mondo venatorio, e che riduca la consistenza dei danni provocati all'agricoltura. Nell'attesa che la classe politica si decida ad affrontare seriamente e con criteri rigorosi il cosiddetto ''problema cinghiali'', gli agricoltori possono attrezzarsi per la difesa delle colture con altri mezzi quali le recinzioni metalliche elettrificate o le colture a perdere, cioè impiantate ad esclusivo uso e consumo della fauna ungulata per distoglierla da quelle destinate al consumo umano.
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