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Primi abbattimenti di cinghiali.

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Gli agricoltori e i semplici privati contadini dell'Alto Vastese aspettavano l'apertura della caccia consapevoli del fatto che gli unici in grado di difendere le loro colture dalle devastanti incursioni notturne dei voraci cinghiali sono proprio i cacciatori. Gli ungulati, presenti sul territorio in numero consistente, arrecano continui danni alle colture, in particolare ai vigneti e ai campi di granturco. Ciò comporta notevoli disagi agli agricoltori e un conseguente dispendio economico per le amministrazioni pubbliche costrette a ripagare i danni provocati dai selvatici. Nei mesi scorsi il sindaco di Castelguidone aveva lanciato l' ''allarme cinghiali'' e è ora impegnato nell'organizzazione di un'assemblea pubblica per sensibilizzare su questo problema la classe politica che amministra a livello provinciale e regionale. Mentre si cercano vie politiche, che tutelino da un verso gli interessi degli agricoltori e dall'altro conservino una specie animale che comunque fa parte dell'ecosistema del territorio, le squadre di ''cinghialai'' della zona sono già all'opera e, unendo l'utile al dilettevole, stanno già limitando la presenza numerica delle popolazioni di cinghiali. Nel corso della prima giornata di caccia, favoriti anche dalle abbondanti piogge della notte precedente che rendono facilmente individuabili sul terreno le tracce degli animali, si sono infatti registrati diversi abbattimenti. In particolare, una squadra composta in prevalenza da elementi provenienti da Torrebruna e Schiavi di Abruzzo, ha abbattuto tre esemplari di cinghiale, uno dei quali superava abbondantemente il quintale di peso. Un animale di quelle dimensioni, un maschio adulto in età riproduttiva e probabilmente dominante, ha bisogno di un ragguardevole quantitativo giornaliero di cibo. Se penetra all'interno di un vigneto o di un campo coltivato, può letteralmente cancellare il lavoro di un intero anno. Sicuramente i cacciatori, nel corso di questa stagione venatoria, riusciranno a ridurre il numero di cinghiali, riportandolo su valori tali da non essere totalmente incompatibile con le attività antropiche, ma si tratta comunque di un palliativo, cioè di un intervento che non risolve la situazione, ma serve solo a ridurne, per un breve periodo, le conseguenze.
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