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Dio è più grande delle nostre idee e dei nostri schemi

Commento al vangelo dell' Epifania

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A differenza delle grandi solennità del Natale o della Pasqua, facciamo fatica come cristiani a comprendere perché la festa odierna sia per noi così importante.

La chiamiamo anche pasquetta, ma spesso ci sfugge il perchè. Cerchiamo di entrare, aiutati dai protagonisti del vangelo di oggi, i Magi, nel mistero dell’Epifania. La parola epifania significa manifestazione. Chi si manifesta oggi? Gesù, quel bimbo di cui solo qualche giorno fa abbiamo celebrato la nascita; egli si manifesta come luce delle nazioni, il salvatore non solo di Israele ma dell’umanità intera. Questa salvezza, manifestata nel piccolo di Betlemme, è preludio della salvezza che si compirà la mattina di Pasqua; nel giorno dell’epifania infatti è ancora in uso (da 1700 anni) annunciare il giorno in cui cade la Pasqua dell’anno e tutte le feste ad essa connesse.

Entrando nel brano evangelico di oggi, incontriamo subito i Magi, personaggi misteriosi, provenienti dall’Oriente. La tradizione ci consegnerà i nomi, e ci dirà che sono tre (in connessione con i doni); sappiamo certamente che non vanno confusi con dei maghi, degli stregoni orientali, ma vanno considerati come sapienti consiglieri politici ed economici.

Avevano scrutato il cielo e visto la stella che annunciava la nascita di un Re per Israele, e partono. Chi sono dunque i magi? Sono l’immagine efficace dell’uomo che cerca Dio, che va alla ricerca del proprio Re, del proprio Signore. La sapienza scruta i cieli, ma occorre abbandonare qualcosa, la casa, la propria patria, per mettersi in cammino, senza conoscere la meta e i tempi, semplicemente guidati da una stella, dal desiderio più profondo del cuore (desidera, cioè “dalle stelle”). I Magi cercano il Re nel luogo più confacente alla sua dignità: a casa di Erode.

Ma Erode e la sua corte nel brano rappresentano coloro pur conoscendo tutto circa la nascita del Messia, rimangono fermi, anzi, la notizia li turba profondamente e con loro tutta Gerusalemme. Manca il desiderio, manca lo slancio, e allora quel bambino diventerà un avversario, un ostacolo da eliminare. Continuando a sviluppare la nostra immagine, l’uomo che cerca Dio spesso lo cerca dove Dio non è. Dio è più grande delle nostre idee, dei nostri schemi, Dio si trova altrove, si trova in una casa anonima, nelle sembianze di un bambino, circondato da una famiglia di modeste condizioni.

Al turbamento provocato nei palazzi del potere, segue la grande gioia dei magi, che finalmente giungono alla meta desiderata. Ma un particolare non deve sfuggirci: essi vedono il bambino, si prostrano e lo adorano. Non basta arrivare a Dio, non basta conoscerlo, ma bisogna piegarsi di fronte a Lui, proclamarlo Signore della mia vita, riconoscere che Dio è così grande che si manifesta in un bambino così piccolo, in tutta la sua divinità.

E se lui è il mio Dio, allora posso aprire davanti a lui i miei scrigni, il tesoro che ho portato con me nel cammino. I doni dei Magi ci dicono tanto di quel bambino: l’oro, è il simbolo della regalità; l’incenso, simbolo della divinità; e l’ultimo, il più strano, la mirra: è la mistura che viene usata per trattare i cadaveri. Quel bimbo, Re e Signore del mondo, dovrà morire, per dare la vita a tutti e aprire gli scrigni del cuore misericordioso di Dio.

L’ultimo versetto è ricco di spunti: “per un’altra strada fecero ritorno al loro paese”. Si torna a casa, anche dopo aver incontrato il Signore Gesù, ma la strada è un’altra: non è più la strada del potere, ma una strada anonima, umile, come la strada che Dio ha scelto per mostrare la sua salvezza. E noi, Magi del terzo millennio, siamo ancora per strada a lasciarci guidare dai nostri desideri, che non troveranno compimento se non nella casa di Betlemme, se non prostrandoci e adorando quel Bimbo, se non aprendo gli scrigni e donando a Lui quanto ho di più prezioso per ricevere da Lui tutto i tesori che il Suo cuore racchiude.
 

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