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Gesù fa nuove tutte le cose

Commento al vangelo

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L’atteggiamento di un figlio nei confronti dei genitori, di un allievo di fronte al maestro, di un dipendente dinanzi al suo capo, sarà determinato dal modo in cui è sentito l’impegno della missione, il dono prezioso dell’autorità nel suo esercizio. Solo allora l’obbedienza sarà diversa da una sottomissione timorosa e si seguiranno con fiducia i consigli, gli ammaestramenti e gli esempi e ci si sforzerà di realizzare l’ideale tracciato. Il brano del Vangelo riguardante la figura del buon Pastore è più lungo di quello che oggi ci offre la Santa Liturgia. Sarebbe opportuno leggerlo per intero perché appaia più chiaramente la specificità di Gesù e la nostra storia fatta di Sue ripetute chiamate. Il testo di oggi ha un insieme di verbi con i quali si può ricostruire la storia universale di ogni vocazione cristiana: ascoltare, conoscere, seguire, non perdere, non strappare dalla mano, dare, la vita eterna.

L’iniziativa è sempre di Dio che ci ama, ci segue e si serve di avvenimenti esterni per chiamarci: una parola, un amico, una persona, un evento. L’importante è saper ascoltare questi inviti silenziosi di Dio e non lasciarli passare invano. La parola ‘ascoltare’ ha un significato biblico molto profondo. Comprende anche l’atteggiamento di adesione gioiosa, di obbedienza, di scelta di vita, a ciò che Dio vuole indicarci. Quest’ascolto stabilisce tra l’uomo e Dio una comunicazione intima e profonda, che la Bibbia definisce con un'altra grande parola: conoscere. Conoscere non indica solo un atteggiamento della mente, ma abbraccia anche il cuore e l’azione, cioè tutto l’uomo.

Gesù ha detto: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (Gv 17,3). Percui l’uomo che ha ascoltato il Signore che si è fatto conoscere, e che lo ha conosciuto, segue il Cristo, come il suo Pastore. Questo seguire comporterà più fede (per credere davvero bisogna seguire), più comprensione (solo chi sa decidersi, comprende), più amore (per questo l’obbedienza a Gesù è un atto libero). Una tale sequenza di amore obbediente deve essere estesa anche alla Chiesa e ai suoi pastori. La Chiesa siamo tutti noi, popolo di Dio in cammino, comunità di credenti nel Salvatore risorto.

La Chiesa è il Corpo mistico di Gesù e il Suo prolungamento umano nella storia, attraverso il quale Egli ci tocca e con i cui sacramenti ci salva. A questa Chiesa benedetta ha affidato il compito di trasmettere la Sua grazia e la salvezza, attraverso i Suoi apostoli e i pastori che succederanno a loro. Perciò pregate perché ci siano sacerdoti appassionati di Dio, innamorati a vita di Dio e dei fratelli. Seminatori di inquietudini.

Sapete la differenza che c’è tra un sacerdote e un commerciante? Il commerciante cerca di contentare i gusti dei suoi clienti. Il sacerdote, invece, è colui che cerca di contraddire e mutare i gusti dei suoi clienti. Guardate Gesù! Purtroppo anche nella Chiesa e nei suoi pastori ci possono essere e ci sono l’errore e il peccato che oscurano la bellezza del suo volto di sposa di Cristo. Abbiamo, certo tutti, il dovere di non gettare fango sul volto di nostra Madre, di stimolarla a toglierselo, quando sono i suoi membri più vicini a gettarglielo addosso, di difenderla quando sono i suoi avversari ad infangarlo: dobbiamo sempre amarla ed obbedirle. Gesù sapeva che l’errore e il peccato nella Chiesa e nei suoi pastori, anche se mai totali, avrebbero scandalizzato e reso difficile l’amore e l’obbedienza, per questo ha pronunciato parole sconvolgenti: “In verità vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo” (Mt 18,18).

Non ha detto. “Tutto quello di giusto…di buono…di vero legherete, ecc”, ma nelle parole “Tutto quello” (qualunque cosa) sono compresi anche l’errore e il peccato. Questo l’ha potuto dire perché ha garantito di essere Lui accanto ai Suoi pastori “fino alla fine dei secoli” (Mt 28,20). Se obbediamo ai pastori (nel loro campo di competenza), in nome del Pastore non andremo mai perduti, non saremo mai strappati dalle Sue mani e avremo in dono la vita eterna. La vita eterna è ascoltare la voce di Gesù e accorgersi che davvero con Lui qualche cosa di nuovo e di definitivo ha inizio e non avrà mai fine. Ascoltare la voce del Signore, questo ci é chiesto per partecipare alla vita stessa di Dio.
 

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