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"Ma tu, mi ami?"

Commento al vangelo

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Vangelo secondo Giovanni  (Gv 14,23-29)

In quel tempo, Gesù disse [ai suoi discepoli]:

«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato.Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avvenga, perché, quando avverrà, voi crediate».

Nel vangelo di oggi il Signore, anche se in modo indiretto, pone una domanda importantissima a tutti: "Ma tu, mi ami?".

Tu che stai leggendo risponderesti:"Sì, io amo Gesù perché…".  Ognuno di noi potrebbe dire il perché. Ma una cosa è certa che Lui Ama ciascuno di noi e noi possiamo dire veramente di amarlo? Noi forse come Pietro potremmo dire “Ti voglio bene” ma amare richiede un di più.

Purtroppo spesso dimentichiamo che Dio ci ama, ci dimentichiamo che con lui non siamo mai soli neanche nei momenti più difficili, ci dimentichiamo o non ci accorgiamo, che ci cammina sempre accanto...

Il Signore è come l'aria. La vedi l'aria? Certo che no, però, se non ci fosse, non saremmo qui ora, non saremmo vivi perché non potremmo respirare!!!

Inoltre, avete notato, nel vangelo di oggi, quanto rispetto Gesù ha nei nostri confronti?

Col presupposto di questo bene immenso che lo ha portato a morire per regalarci il Paradiso, ci lascia liberi di ricambiare: non pretende ma attende il nostro amore. Infatti dice: "Se uno mi ama".

Il primo posto nel Vangelo non spetta alla morale, ma alla fede, che è una storia d'amore con Dio, uno stringersi a Lui come di bambino al petto della madre e non la vuol lasciare, perché è vita. “Se uno mi ama, vivrà la mia Parola”. E noi abbiamo capito male, come se fosse scritto: osserverà i miei comandamenti.

Ma la Parola non si riduce a comandamenti, è molto di più.

Noi pensiamo: Se osservo le sue leggi, io amo Dio. E non è così, perché puoi essere un cristiano osservante anche per paura, per avere una grazia, per “guadagnarti” il paradiso, o per sensi di colpa.

Ci hanno insegnato: se ti penti, Dio ti userà misericordia. Invece la misericordia previene il pentimento.

Cosa vuol dire amare il Signore Gesù? Come si fa? L'amore a Dio è un'emozione, un gesto o molti gesti di carità, molte preghiere e sacrifici? No. Amare comincia con una resa a Dio, con il lasciarsi amare. Dio non si merita, si accoglie.

Voglio fermarmi a riflettere sulla parola "osservare". Il primo significato che ci viene in mente è "guardare".

Si può guardare qualcosa o qualcuno per curiosità, per conoscere, per imparare, si può anche guardare senza vedere perché si pensa ad altro... si può guardare in tanti modi.

Ma la parola "osservare" traduce la parola ebraica che significa: custodire la Parola nel cuore e metterla in pratica nella vita.

Custodire la Parola come si fa con le cose preziose, come si fa con un gioiello donato, come si fa con un bambino piccolo...

Certo che prima di custodirla bisogna riceverla, ascoltarla!

Pensate all'amore di due fidanzati: ognuno è in ascolto dell'altro, ognuno considera la parola dell'altro come un tesoro di inestimabile valore!

Proprio come continua il Vangelo oggi: e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Noi siamo abitati da Dio e questo mi porta a capire che non posso fare affidamento sui pochi spiccioli di amore che soli mi appartengono, non bastano per quasi nulla.

Nei momenti difficili, se non ci fossi tu cosa potrei comprare con le mie monetine?

“Lo Spirito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto quello che vi ho detto”. Si tratta di una affermazione da insegnare e ricordare, sono i due verbi dove soffia lo Spirito: il riportare al cuore le grandi parole di Gesù e l'apprendimento di nuove sillabe divine;  ciò che è stato detto “in quei giorni” e ciò che lo Spirito continua a insegnare in questo tempo, anche attraverso il Papa che nella sua Esortazione Amoris Laetitia (la Gioia dell’amore) «Tutti siamo chiamati a tenere viva la tensione verso qualcosa che va oltre noi stessi e i nostri limiti, e ogni famiglia deve vivere in questo stimolo costante. Camminiamo, famiglie, continuiamo a camminare! Quello che ci viene promesso è sempre di più. Non perdiamo la speranza a causa dei nostri limiti, ma neppure rinunciamo a cercare la pienezza di amore e di comunione che ci è stata promessa.» (AL 325)

 

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