Catene alle porte delle scuole locali e degli ospedali. Servizi mutati in disservizi (poste, rete idrica, rete fognaria, l’elenco sarebbe lungo). Strade lasciate al loro destino, travolte da dissesto idrogeologico e speranze tradite.
Tettitorio votato allo sfruttamento indisciplinato delle risorse. Trivellazioni per gas e petrolio, estirpamento di boschi per far legna, incenerimento per far spazio. Colline e vallate trasformate in grandi magazzini di rifiuti iper-tecnologici, pericolosi, tossici e radioattivi. Incenerimento sul posto, aria e acqua buoni solo per far spazio ad altro veleno.
Bene, forse è tutto questo che le zone del medio-vastese rischiano di subire unilateralmente. Un deserto giustificato con il taglio delle spese, che nasconde l’accentramento dei servizi essenziali nei centri più grandi della costa. Un’emorragia continua di risorse e persone, dolorosa, ma obbligata se restare significa soccombere. La politica dovrebbe illustrare chiaramente i progetti a riguardo. Un’impresa difficile, però, quando mancano rappresentanti istituzionali in grado di vivere e comprendere i medesimi disagi dei semplici cittadini. Non è sufficiente lo sporadico giro con l’auto blu, l’apparizione del mistico corpo.
Per iniziare basterebbe che gli stessi cittadini a ogni giro di boa non si facessero mungere fino all’ultimo voto.