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Presentazione

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Nasce GRANDANGOLO


L’Editore di San Salvo.net ha ritenuto di affidarmi, bontà sua, la gestione di questo spazio.
Il mio ringraziamento è doveroso, nella stessa misura in cui lo è il mio impegno per non deludere la sua fiducia.
Cercherò, in ossequio al nome, di guardare a tutto ciò che abbiamo davanti, a 180°: uno sguardo a presente e futuro, quindi, e non al passato (a meno che da questo non si possa trarre insegnamento).
Gli argomenti trattati saranno di vario genere ed umanità, finalizzati, sempre, esclusivamente, a un “per qualcosa” e non “contro qualcosa”!
E’ un bel compito, non c’è che dire!
Mi piacerà, per svolgerlo,  avvalermi anche dei contributi   che i lettori, nell’ottica del costruire,  vorranno far pervenire, motivo per cui li ringrazio anticipatamente.
Aprirò con due storie, tra di loro agli antipodi.
Andiamo, pertanto, ad incominciare.
Achille Pellicciotta

Storia n° 1

“Le storie che fanno bella la vita”

“Lei è proprio un angelo, un angelo della strada! Che cosa posso fare per ricambiare?”
“Niente, lo faccio volentieri e con piacere. Aiutare qualcuno in difficoltà è uno dei principi trasmessimi dai miei genitori. Sono felice quando ho l’occasione di attuarli”.
Questo dialogo si è svolto Domenica 16 Giugno in una stazione di servizio in territorio di Marino(Roma).
Mi ero fermato, di ritorno dalla splendida Infiorata di Genzano, per fare rifornimento.
Inserite le banconote, del gasolio, però, nessuna traccia. Troppo tardi ho capito di aver premuto il tasto sbagliato (quello del Bancomat, anziché quello del display).
Personale di servizio: zero. Pompa erogatrice: “Ottusa”, prigioniera della sua intelligenza tecnologica che, tuttavia, le ha permesso di rilasciare una ricevuta  attestante la mancata erogazione e il diritto al rimborso, ottenibile, però, soltanto il giorno dopo.
Potevo ritornare lì da una distanza di circa 250 km? Contrarietà, mista a sconcerto ed impotenza, sul mio volto. Ed ecco che arriva lei, Arianna, insieme con delle amiche.
Si offre di aiutarmi. “Guardi, io abito qui. Lei mi dia la ricevuta ed il suo numero di telefono. Se domani il responsabile del distributore mi rimborserà la somma, la chiamerò e dalla banca in cui lavoro, insieme alle mie amiche, le effettuerò il bonifico” Esprimo la mia gratitudine, ci salutiamo e ognuno per la sua strada.
Il giorno dopo la telefonata: “Ho avuto il rimborso, mi dia il codice Iban per il bonifico”
“Grazie,  trattenga, però, almeno l’importo per le spese e per un caffè.”
“Neanche a parlarne, lo faccio perché lo ritengo giusto”
Quindi, “Lei è un angelo … etc.”
Il bonifico è puntualmente arrivato. Per ringraziare Arianna Verdone (non è parente dell’attore ma il suo papà si chiama… Carlo) non ci sono, naturalmente, parole. Complimentarmi con i suoi genitori è più che ovvio. Rendere nota questa storia (che “fa bella la vita”), a chiunque la leggerà, alla città (Marino) in cui Arianna vive e, ovviamente, alla banca in cui Arianna e le sue amiche lavorano (non è mancato un “discreto, simpaticissimo” invito a servirmi della stessa per le mie esigenze finanziarie) è cosa che faccio con  il massimo del piacere !

Storia n° 2

 Una storia per riflettere.

Quante volte succede di dover aspettare,  alla guida della propria macchina, che l’automobilista, fermo davanti a noi, abbia finito di parlare con qualcuno prima di ripartire?
A volte si è trattato di un istante, a volte di qualche minuto.
A volte si è trattato di mera necessità: dover comunicare “al volo” qualcosa di importante ( e ci può stare!). Spesso, invece, si è trattato di vera e propria ostentata indifferenza verso chi aspetta questi, diciamo così, …comodi.
Proprio come è successo a me,  qualche giorno fa, mentre percorrevo C.so Garibaldi.
Non una , bensì addirittura tre volte ho dovuto aspettare  che degli automobilisti, fermi  davanti a me,  finissero di parlare con qualcuno affacciato al loro sportello, prima di poter proseguire.
La tentazione di chiedere loro se desideravano anche le stoviglie, per apparecchiare la tavola, era forte; la prudenza, non sapendo come l’avrebbero presa, mi ha consigliato, però, di fare da paziente spettatore ed aspettare, in silenzio, i loro ..comodi!
Tutti e sei, automobilisti e loro interlocutori, accomunati dalla stessa maleducazione: Nessuno, dico nessuno, al termine delle esternazioni, ha sentito il dovere di “abbozzare” un gesto, anche minimo, per chiedere scusa.
Quanta differenza, quale abisso, con l’altra storia!

 

 

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