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Third Person

“Il bianco è il colore della fiducia, il colore dell’onestà e il colore delle bugie che egli ha raccontato a se stesso.”

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Paul Haggis, regista e sceneggiatore, dopo i grandi successi riscossi con  Crash - Contatto fisico, Million Dollar Baby e Casino Royale approda nelle sale con Third Person. Considerata da molti una scelta azzardata e non perfettamente riuscita, Haggis presenta tre storie differenti, ambientate in tre grandi città (Roma, Parigi, New York), non completamente slegate tra loro. Filo conduttore: l’amore. Fin qui, nulla da obiettare. Se Haggis si fosse limitato a raccontare queste storie diverse con uno stesso tema in comune il risultato sarebbe stato certamente ben accolto. Il problema si presenta nel momento in cui lo sceneggiatore decide di intrecciare le vicende con un’interazione astratta ed a tratti forzata. È qui, infatti, che si rivela la vera natura della storia: è il viaggio creativo dello scrittore che ha necessità di conservare elementi reali (utilizzabili come punto d’inizio per la sua narrazione) per poi tentare inefficacemente di nasconderli con elementi illusori.
Chi guarda, poco a poco, colleziona piccoli scorci particolari che riuscirà a raccogliere solo successivamente nel tentativo di mettere insieme una trama uniforme, un accaduto lineare che , invece, questa pellicola non ci regala. È infatti una sorta di scomposizione del reale. A questi pezzi di puzzle vengono aggiunti elementi fittizi creati dallo scrittore che concorrono alla mistificazione del racconto. In realtà, si riesce a capire chi è il vero protagonista in un punto piuttosto avanzato nella trama. Questo perché i personaggi creati e le vicende immaginate tendono a riempire la trama sottraendo lo spazio primario del vero protagonista: lo scrittore. Questo è un punto assolutamente positivo, in quanto il personaggio-scrittore risulta insufficiente. Possiamo infatti dire che i personaggi migliori, i più fortemente delineati, sono quelli che girano intorno a lui. La presenza di molteplici personalità, inoltre, fa si che l’intreccio diventi più interessante. Questo perché in determinati punti troviamo uno sviluppo un po’ lento, una vicenda nebulosa che non viene esaustivamente esplicata. Infatti alcuni degli accadimenti sono lasciati in sospeso, con un punto interrogativo. Alla fine della pellicola lo spettatore si chiederà: cosa è reale e cosa è semplice frutto della mente dello scrittore o della sua tendenza alla manipolazione dei fatti.
Il cast scelto vanta talenti non da poco: Liam Neeson (Michael), James Franco ( Rick), Olivia Wilde (Anna), Mila Kunis (Julia), Kim Basinger (Elaine), Maria Bello (Theresa), Moran Atias (Monika), Adrien Brody (Sean) che riescono a donare spessore ad ogni personaggio valorizzandone ogni aspetto peculiare.

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