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Appuntamento con lo sport: il VeloClub San Salvo

Abbandonate, temporaneamente, le arti marziali, questa settimana ci occupiamo del ciclismo

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Torna puntuale l’appuntamento del giovedì con lo sport sansalvese con il VeloClub. Per scoprire l’organizzazione ciclistica, organizzatrice, tra l’altro, dell’annuale trofeo di Carnevale, ci siamo affidati alla figura di Tonino Maggitti, attuale presidente della società sportiva amatoriale.

L’intervista

Ti pongo la domanda classica di queste interviste: quando e come nasce il VeloClub? Invece la tua passione?
Dunque il VeloClub è stato creato nel 2004 in seguito ad un distaccamento dalla Ciclistica Sansalvese. Nel periodo in cui si decise di procedere alla fusione con la squadra dell’Avis non ti nego che io, insieme ad altri, ho avuto problemi con questa nuova realtà. All’epoca ricoprivo la carica di vicepresidente della Ciclistica Sansalvese e, come puoi immaginare i motivi del mio distaccamento furono diversi a causa delle divergenze che ho avuto con gli altri dirigenti. Dopo essere stato messo in minoranza ho deciso, insieme ad un collega, di creare l’attuale VeloClub. Al contrario per quanto riguarda la mia passione ovviamente non è un discorso troppo recente anche perché sono circa quarant’anni a questa parte che mi prodigo per il ciclismo nei modi più vari.

La vostra squadra è composta da soli amatori oppure no? Qual è la differenza se ci sono differenti categorie?
A dire il vero no, la nostra squadra ha sia gli amatori, che partecipano alle gare in giro per l’Italia che dai cicloturisti. Ovviamente tra le due categorie ci sono delle differenze tutte concentrate nel fatto che l’amatore può partecipare alle gare come le Gran Fondo perché è tesserato ma soprattutto ha sostenuto la prova da sforzo durante la visita medica. Al contrario, il cicloturista non può prendere parte alle gare ufficiali ma può partecipare ai raduni e a tutte le manifestazioni non competitive. Naturalmente, anche il cicloturista è in possesso della tessera ma non è necessario sostenere la prova da sforzo.

Nel vostro gruppo ci sono anche dei ragazzi giovani oppure siete tutte persone adulte? Inoltre i vostri allenamenti come sono organizzati?
Fortunatamente no, abbiamo già qualche ragazzo di 14 anni e stiamo cercando di portare avanti un discorso giovanile per far crescere con noi questi, si spera, nuovi campioni. Per il resto invece siamo praticamente tutti adulti e ci divertiamo ad andare in giro pedalando. Gli allenamenti invece sono gestiti individualmente, ovvero ognuno fa quel che si sente. Tuttavia come ti dicevo poco fa, stiamo cercando di portare avanti un discorso più complesso magari cercando di inserire nell’organico una persona che sia in grado di allenare con competenza i ragazzi e che sappia gestirli.

Hai appena detto che i ragazzi vanno 'gestiti', io ricordo una gara di qualche anno fa in cui i partecipanti, tutti ragazzi appunto, appena avevano l’occasione si appoggiavano all’avversario che avevano accanto per trarne qualche vantaggio. Per l’elevato livello di competizione che si ha in tutte le categorie parlavi di gestione?
Esattamente. Se ho ben capito ti riferisci alla categoria Allievi dove gareggiano ragazzi di sedici anni circa. Ovviamente se l’allenatore non è in grado di gestire la situazione tra i ragazzi, anche all’interno della stessa squadra, si potrebbe incorrere in qualche inconveniente. Anche perché possono capitare degli incidenti che lasciano l’amaro in bocca.

Invece come squadra avete raggiunto qualche risultato importante?
Si, ti posso riportare un risultato piuttosto recente che abbiamo conquistato da poco: il secondo posto nel Circuito Terre d’Abruzzo. La competizione è composta da sette eventi, organizzati ognuno da una diversa società, in giro per la regione. Noi stessi abbiamo organizzato la gara qui a San Salvo svoltasi il 21 settembre scorso. Il premio è stato assegnato in base al numero di partecipanti per squadra e non senza soddisfazione ti dico che siamo sempre abbastanza numerosi in queste occasioni, infatti andremo a ritirare il premio Uisp, il 22 novembre a Montesilvano. La nostra, numericamente forte, presenza forse è dovuta ad un gruppo affiato anche con le famiglie, non a caso spesso ci riuniamo tutti insieme per passare una serata spensierata. È anche logico che la passione è un aspetto fondamentale del praticante, poi il sacrificio sembra meno pesante.

Se qualcuno volesse cominciare a correre con la vostra squadra come può fare? È molto dispendiosa come disciplina?
Dunque chiunque volesse intraprendere o semplicemente avvicinarsi al ciclismo può farlo contattandomi così ci si mette d’accordo per capire anche ciò che si vuole ottenere da questa esperienza. Ovviamente nessuno è obbligato a fare qualcosa che non si sente di fare. Poi una volta capiti gli obiettivi si può cominciare ad uscire insieme per capire anche le capacità e le condizioni fisiche di chi comincia. L’importante è che con noi nessuno rimane mai da solo, soprattutto per quanto mi riguarda. Poi è chiaro che dopo qualche uscita si può cominciare a pensare a quale gruppo unirsi per allenarsi meglio. Abbiamo sia un gruppo che pedala di più di altri componenti che si allenano con meno foga. Purtroppo per i costi non posso farti una stima precisa perché tutto dipende da quello che si acquista. Ormai le biciclette le fanno prettamente in carbonio e alluminio. Ovviamente io consiglio sempre, al neofita, di comprare un mezzo economico di modo che, se la voglia di pedalare fosse solo passeggera, non ci saranno troppi rimorsi nell’abbandonare l’acquisto.

Quindi ognuno è libero di muoversi come preferisce nel primo periodo, ci sono delle caratteristiche fondamentali che il ciclista deve avere? Invece quando partecipate alle gare come vi organizzate?
Torniamo al discorso di poco fa e cioè dipende. Dipende dal livello che si vuole raggiungere nella pratica, ovviamente chiunque può mettersi in sella e cominciare a pedalare, ma non è detto che tutti siano portati sia per quanto riguarda la passione che per quel che concerne lo spirito di sacrificio e l’attitudine a questo sport. Fortunatamente quando partecipiamo alle competizioni ci organizziamo con un pulmino sul quale ci spostiamo noi atleti e in genere veniamo accompagnati da un furgone che ha il 'compito' di trasportare le biciclette fino al luogo della partenza. Anche in questo caso non è obbligatorio per nessuno partecipare a questa o quell’altra gara ma, come dicevo prima, fa sempre piacere quando ci si muove con un gruppo nutrito in modo che ci si possa anche divertire.

A proposito di gare, ormai il ciclismo è per antonomasia uno sport sporco con doping e sostante illecite. Qual è la tua posizione a riguardo?
È vero purtroppo è così, non a caso pochi giorni fa sono stati fermati altri due corridori proprio per doping. Io sono del parere che andrebbe debellato, ma la questione non è così semplice anche perché si trovano tracce di sostanze illecite anche tra gli amatori che ovviamente sono molto meno controllati dei professionisti. C’è anche da dire che il professionista se vuol vincere ormai è quasi costretto a passare per queste vie traverse ma la cosa che non riesco a concepire è l’amatore che si danna l’anima per portare a casa la vittoria. Mi spiego meglio, alla fine di una Gran Fondo quello che si vince è, al massimo, un prosciutto ma quel prosciutto ti dà la possibilità di passare una serata con gli amici nulla di più; al contrario se si comincia a entrare nel vortice del doping quello che si ottiene è solo rovinarsi la salute.
Ecco perché, almeno negli amatori questo discorso, secondo me, non dovrebbe proprio esistere ma, come detto, ormai la questione è così capillare che si trova ovunque. In tutto questo discorso va comunque tenuto presente che è il ciclista a decidere cosa prendere anche tra i professionisti. Infatti non è che chi si dopa non è a conoscenza di quello che assume, anche se a volte si tenta di dar la colpa a medici o sanitari.

Conoscendo questo ambiente, consiglieresti ad un giovane la carriera da professionista?
Sì, se le capacità ci sono perché no. Tutto sta nella sua testa poi, nel capire quello che realmente vuole e come può ottenerlo senza rischiare la salute.

Le biciclette ormai sono sempre più performanti, addirittura qualche anno fa Fabian Cancellara fu accusato di aver vinto delle competizioni usando un meccanismo elettrico che muoveva i pedali per lui. Ma il mezzo fa veramente la differenza oppure sono le gambe quelle che contano?
È vero, ormai le biciclette sono sempre più leggere, ciononostante i limiti di peso sono ben precisi. Infatti una bicicletta ufficiale non può pesare meno di 6,8 kg per i professionisti che subiscono maggiori controlli; al contrario le case produttrici continuano nello sviluppo di materiali sempre meno pesanti perché possono comunque commercializzare questo tipo di prodotto. Quello che realmente importa sono però le gambe. Per quel che riguarda Cancellara era ovvio che non poteva essere una progressione naturale anche perché arrivare così rapidamente a toccare i 70 km/h è praticamente impossibile senza un aiuto; non a caso dopo quello scandalo il ciclista svizzero ha smesso quasi del tutto di vincere.

Prima abbiamo parlato di carbonio, alluminio e altri materiali. Secondo te, alla luce delle condizioni stradali in cui versa il nostro territorio qual è la scelta migliore, a livello telaistico, per l’acquisto di una bicicletta?
Dunque come sempre dipende dall’utilizzo che se ne vuol fare. Ovviamente il carbonio è molto leggero e se si cerca il prodotto adatto può tranquillamente essere utilizzato anche sulle nostre pessime strade. Io stesso posseggo un telaio totalmente in carbonio con le forcelle riempite di gel. Questa sostanza mi aiuta ad assorbire le asperità del manto stradale senza accusare troppi problemi alla schiena. Poi è chiaro che se non ci si vuole 'buttare' su questo tipo di dotazione le varianti da poter utilizzare sono numerose e chiunque può sbizzarrirsi nel personalizzare il proprio mezzo, stando sempre attenti all’aspetto economico. Tornando al discorso delle strade, invece, la situazione è gravissima ed è un gran peccato perché il nostro territorio ci offre itinerari per tutti i gusti, dalla pianura alle salite ma purtroppo nessuno fa nulla per migliorare la situazione e spesso chi ci rimette sono i ciclisti che si trovano costretti a zigzagare tra le buche o vengono sfiorati dalle macchine che procedono a folle velocità.

Perché il trofeo di Carnevale si svolge proprio a febbraio e qual è il tuo idolo?
Il trofeo si svolge a febbraio e non a caso prende il nome della festività più vicina alla sua realizzazione. Tutto è nato da una proposta del presidente della federazione UDACE del Molise che ci diede l’idea di organizzare una gara in apertura della stagione anticipando le Gran Fondo, avendo così un buon numero di partecipanti. La gara è su circuito e organizzare una Gran Fondo sarebbe troppo dispendioso a livello economico. Negli anni passati ci abbiamo anche provato ma con scrsi risultati. Per rispondere all’ultima domanda ti posso dire che il mio idolo è Marco Pantani. Secondo me ha subito le angherie di chi non voleva vederlo vincere con le sue sole forze e per questo ha tentato di infangarne il nome, fortunatamente senza riuscirci troppo visti gli ultimi sviluppi. Addirittura ho avuto l’onore di incontrarlo proprio durante un giro in bici che avevo intrapreso in un periodo di cure termali. Abbiamo pedalato insieme per circa venti km e mi ha confermato il fatto di essere una persona squisita.

Ultima domanda: qual è stata la tua gara che ti ha emozionato di più?
La nove colli di Cesenatico che sono riuscito a concludere entro mezzogiorno percorrendo quindi i 135 km previsti in circa quattro ore.


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