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Il Prefetto: «Sindaco non ha potere di bloccare un centro d'accoglienza»

«In Provincia di Chieti situazione difficile»

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Nell'era della disinformazione che corre veloce sui social network e del fraintendimento facile è bene scriverlo chiaramente dall'inizio:
1. il sindaco di San Salvo, Tiziana Magnacca, non ha sgomberato nessun centro di accoglienza, il trasferimento è avvenuto per assenza dei requisiti previsti per le strutture che si candidano a ospitare i profughi;
2. se una struttura della città comunicherà la propria disponibilità alla Prefettura di Chieti, anche San Salvo avrà un centro di accoglienza.

Questi concetti basilari - che sfuggono ai più, intenti a esultare ciecamente per una cacciata dello straniero che in realtà tale non è - sono ancor più facilmente deducibili dalle parole del Prefetto di Chieti, Fulvio Rocco De Marinis, che abbiamo contattato oggi.

De Marinis spiega subito com'è andata nel caso di San Salvo: «Il centro non aveva i presupposti, quindi abbiamo deciso di mandarli altrove. Un capannone industriale non era certamente il luogo più indicato». 
«La prefettura cerca di fare un monitoraggio su tutta la provincia - continua - per individuare le strutture disponibili. Poi contattiamo anche i sindaci, molto spesso reticenti. Un sindaco non ha il "potere" di impedire che ci sia un centro d'accoglienza nel proprio Comune. Chiaramente un sindaco conosce maggiormente la realtà locale e ci può segnalare se una struttura non è agibile, come accaduto a San Salvo. Se noi abbiamo ricevuto la disponibilità dalla struttura, facciamo le dovute verifiche. Nel caso non sia adeguata provvediamo subito a trasferirli in un altro luogo. In questo caso li abbiamo mandati a Lentella, in un agriturismo».

Il prefetto di Chieti, poi parla dell'emergenza profughi e traccia anche alcune differenze sostanziali tra la provincia di Chieti e le altre: «Purtroppo a noi prefetti arriva la notizia degli arrivi con scarso anticipo. In poco tempo dobbiamo trovare una sistemazione adeguata tra moltissime resistenze di amministratori e cittadini. A livello governativo non ci fanno sconti: cercano di distribuirli tra tutte le provincie. Il mese di agosto l'abbiamo passato al telefono alla ricerca di sistemazioni».

Le resistenze di sindaci e cittadini si fanno particolarmente sentire nella nostra provincia, come spiega De Marinis: «Gli albergatori hanno la paura di eventuali danni anche a fronte del compenso statale. L'emergenza c'è e in qualche modo va affrontata, ma le strutture che si candidano sono pochissime. In altre Regioni e Province non accade quello che sta succedendo nella provincia di Chieti. Alcuni albergatori, considerata anche la stagione poco proficua, danno la propria disponibilità. Un albergatore che ha la struttura vuota segnala la disponibilità, al contrario di quanto accade nella nostra provincia».

Chiediamo un'ultima battuta su un eventule rapporto tra criminalità e arrivo dei profughi. «L'illegalità è meno di quanto si possa immaginare. Il più delle volte sono persone molto tranquille. In alcuni casi gli albergatori, in un primo tempo perplessi, si sono affezionati chiedendoci di farli restare. Sono persone abbastanza tranquille provate da situazioni molto difficili; si tratta di povera gente, alcuni sono richiedenti asilo che provengono da Paesi devastati. Posso dire che il pericolo è minore di quanto si possa temere; ovviamente ci saranno le pecore nere, come in ogni gruppo. Nel Chietino non abbiamo riscontrato particolari fenomeni di criminalità legati all'arrivo dei profughi».

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