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Aborto chimico, dura condanna anche dalle diocesi di Abruzzo e Molise

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ABORTO chimico, liberalizzazione della pillola abortiva RU 486, temi di stringente attualità e ora il dibattito coinvolge anche la Chiesa di Trivento dalla quale arriva, attraverso gli uffici per le Comunicazioni sociali, la dura condanna. "Il Consiglio di amministrazione dell'Aifa ha ieri approvato l'immissione in commercio nel nostro Paese del farmaco la Ru486, già commercializzato in diverse altre Nazioni. Nel Cda dell'Aifa hanno votato a favore della pillola: il presidente Sergio Pecorelli, i consiglieri Gloria Saccani Jotti, Claudio De Vincenti e Giovanni Bissoni, mentre invece Romano Colozzi, che è assessore alle Risorse e Finanze della Regione Lombardia, è stato l’unico ad esprimersi con parere negativo. L'Osservatore Romano già in mattinata aveva affrontato il nodo della Ru486 riportando le forti preoccupazioni negative espresse da monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Academia pro Vita, in quanto sulla sicurezza della pillola"persistono molte ombre". Mons. Sgreccia avanza anche dubbi sulle cause che spingono l’Aifa alla liberalizzazione del farmaco: si tratta, secondo il presule, di ricercare chiare “pressioni politiche ed economiche”. Tutta la campagna contro l’influenza suina, è il pensiero di un semplice profano, non è una pubblicità occulta a favore della medicina sovrana, capace di tacitare le coscienze e onnipotente quindi nel risolvere tutti i problemi di salute, compresi quelli che sono in rapporto stretto con “la salute morale”? Infatti così pensa mons. Sgreccia: “Rimango allibito dall'atteggiamento dell'Aifa (agenzia italiana per i farmaci)… spero che ci sia un intervento da parte del Governo e dei Ministri competenti”, perché egli è convinto che la pillola abortiva RU486 “non è un farmaco, ma un veleno letale”. Questa pillola: “ha effetto abortivo, quindi valgono tutte le considerazioni che valgono quando si parla di aborto volontario. C’è, inoltre, un’aggravante che dovrebbe far riflettere anche chi appoggia la legalizzazione dell’aborto chirurgico, ed è il rischio per la madre. Più di venti donne sono morte per effetto della somministrazione di questa sostanza. Questo farmaco assume, quindi, la valenza del veleno. È una sostanza non a fine di salute, ma a fine di morte. Si va contro la regola fondamentale della vita della madre. Bisognerebbe, per questo motivo, sospendere tutto”. Inoltre si ritorna così a scaricare sulla donna sola tutta la responsabilità della decisione. Si torna a una forma di privatizzazione dell’interruzione di gravidanza. All’inizio si era legalizzato l’aborto proprio per toglierlo dalla clandestinità, ora il medico se ne può lavare le mani e il peso di coscienza ricadrebbe tutto sulla donna. Il Vescovo esperto di bioetica continua: “Dal punto di vista canonico è come un aborto chirurgico: l’assunzione della Ru486 equivale ad un aborto volontario con effetto sicuro, perché se non funziona il farmaco c’è l’obbligo di proseguire con l’aborto chirurgico. Non manca nulla. Cosa diversa è la pillola del giorno dopo, che, pur rivolta ad impedire la gravidanza, non interviene con certezza dopo che c’è stato il concepimento. Per la Ru486, quindi, c’è la scomunica per il medico, per la donna e per tutti coloro che spingono al suo utilizzo”. Se si vuol credere a tutto questo, resta da dire che anche il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, riguardo alla liberalizzazione, si era espressa in termini negativi. Altrimenti si fa come è avvenuto ieri a Napoli e lo riportano tutti i giornali: un uomo di 73 anni è affogato davanti a «Mappatella beach», in pieno lungomare di Napoli, su via Caracciolo, nel centro della città, tra l’indifferenza dei bagnanti, sotto l’ombrellone c’è chi si spalma la crema e chi continua a tuffarsi, ma accanto ad una borsa e una sedia da bar vuota è rimasto, per ore ed ore, un morto, il cadavere di Antonio Sommaripa, semplicemente coperto da un lenzuolo e da un asciugamano, tra l’indifferenza generale".
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