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Concetta Zinni, un fiore raro – anzi due – dei campi sansalvesi

La storia meravigliosa di due sorelle suore: dalle terre della Padula a Ivrea

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Domenico Modugno vinceva Sanremo con Nel Blù dipinto di Blù quando, Concetta Zinni (da religiosa suor Antonietta), volava verso un avvenire di felicità. Era una ragazza spensierata e allegra che non disdegnava i balli di fine raccolto: la quadriglia, la tarantella, il valzer, il tango e, persino, il neonato ..ritmo and fox, la passeggiata con le amiche fino alla Stazione di San Salvo, al mare, e non mancava mai alla messa della domenica nella chiesa di San Giuseppe a San Salvo. Ella cantava allegramente, oggi come allora, tutte le canzoni della sua giovinezza: La casetta in Canadà, Le fragole nel cappellino e, ancora, la più amata dai turisti: Arrivederci Roma.

Chi si sognerebbe di chiedere ad una qualsiasi donna sposata il perché si è sposata? Credo risponderebbe come tutti: “perché mi sono innamorata..e..”, molti però, s’interrogano del perché una ragazza qualsiasi in un giorno, o in un misterioso percorso di tempo, prende una decisione normalissima, nella libertà che è di tutti e non negoziabile : scegliere il proprio futuro, la propria felicità soprattutto. Nessuno di noi, infatti, desidera essere infelice per tutta la vita. Anche i religiosi/e sono degli innamorati esattamente come gli sposi. Come dite? Non ne siamo persuasi perché, diventare sacerdote, suora, frate, è stravagante, insolito, incredibile, soprattutto con tutto quello che la vita offre ad un/a giovane non solo di oggi, ma di.. ogni generazione? Non è questione di “tempi”. Ieri come oggi non è cambiato nulla. Forse siamo perplessi perché, oggidì, le opportunità di divertirsi per un/a giovane che sceglie la vita religiosa sono superiori a quelli dei tempi di suor Concetta? Domande, enigmi e interrogativi, si frantumano davanti al sorriso di questa donna – delicata nel corpo – ma dalla determinazione incalcolabile. Arrestiamo le nostre considerazioni, per fermarci sulla soglia del tempo e del mistero e ascoltiamo il suo racconto, cercando nel nostro profondo di sintonizzarci su qualcosa che ignoriamo o conosciamo poco: la vocazione alla vita religiosa.

Suor Concetta, aveva già una sorella suora, più anziana di lei di 10 anni, Adele Zinni, (suor Pia) deceduta appena l’agosto dell’anno scorso che, dopo aver conosciuto casualmente le suore d’Ivrea, che svolgevano all’epoca il loro apostolato nell’ospedale di Vasto, decise di andarsene nella loro casa a.. Ivrea: decisione tanto rapida quanto imprevista. Adele, sorella di 6 fratelli (4 donne e due uomini) fu caparbia, determinata e.. non ascoltò nessuno, nemmeno il pianto di Concetta, la sua sorellina più piccola che aveva solo 11 anni. Era l’anno 1950. Concetta, (oggi suor Antonietta) soffrì - come tutta la famiglia - per la partenza della sorella amata. I genitori Zinni, tanto ostacolarono prima, quanto festeggiarono dopo la loro figliola Adele: dai primi agli ultimi voti. Tra la scelta di Adele e quella della sorella Concetta, intercorsero ben 10 anni. Suor Antonietta, nega – anzi sorride – alla domanda se vi fu emulazione o persuasione da parte della sorella maggiore nella sua scelta. La sua prima considerazione/riflessione fu semplicemente quella di non sentirsi adatta al matrimonio e, nonostante alcuni ragazzi l’avessero corteggiata, sentiva che voleva realizzarsi in qualcosa di diverso, voleva una gioia che le riempisse totalmente la vita. Come il profeta Geremia ella rispose alla chiamata di Dio : “mi hai sedotto/a Signore ed io mi sono lasciato/a sedurre“ (cfr Ger 20,7).

Quando comunicò la decisione ai suoi genitori, essi urlarono tanto e.. più che per l’altra figlia, il padre soprattutto, perché le mamme piangono sempre in silenzio. Sembrò loro che, da un momento all’altro, dovessero perdere tutte le ragazze di casa. Concetta aveva 20 anni, era il 1960. Tutto terminò però, con l’accettazione gioiosa della scelta di Concetta come per Adele e, dopo che ella completò il suo cammino di: probanda, novizia, professa temporanea e professa perpetua, mamma e papà arrivarono ancora una volta ad Ivrea con cesti di confetti e velo da sposa per la festa della Vestizione (=l’inizio del noviziato) e, in seguito, per i voti perpetui. Due storie gemelle per la famiglia Zinni, due dolori iniziali, seguiti da due gioie senza pari. La felicità della sorella maggiore nel veder arrivare vicino a lei anche la sorella minore Concetta fu indescrivibile, soprattutto perché, mai le aveva detto di voler fare la stessa sua scelta. A Suor Antonietta, chiediamo quali sono i momenti più belli della sua giornata, ed ella risponde con gratitudine per la domanda: la preghiera, la messa quotidiana, l’eucaristia, la vita di comunità, l’accoglienza di chiunque bussa alla porta. Chiediamo anche cosa è più difficile da attuare dei tre voti: povertà, ubbidienza e castità. La risposta è..l’ubbidienza, però precisa: all’inizio è molto dura, poi, nel tempo, ci si accorge che è sempre la cosa più giusta decisa per noi dalle superiore. Alla domanda sul come vive la sua maternità e la sua femminilità, risponde che si sente mamma generante ogni qualvolta il Signore le fa la grazia di spendersi per qualcuno, mentre, per la femminilità, che è anch’essa un elemento insopprimibile in una donna, risponde solo con un sorriso senza parole, tanto radioso quanto esplicativo e.. la parola.. tenerezza. Suor Antonietta è l’unica autista della sua comunità composta da tre suore, per cui deve muoversi in continuazione sulle strade di Andrate (To), per tutte le necessità della sua famiglia religiosa. Al suo ritorno annuale a San Salvo, viene festeggiata da tutta la patriarcale famiglia Zinni, dove la masseria e la terra sono ancora le stesse, come il lavoro e i suoi ritmi. Qui, in campagna, sembra che il tempo si sia fermato.. sulla sponda più bella. Sin dal mattino, da una mano alla cognata Elena e la nipote Maria Antonietta nei lavori domestici, aiuta nei campi se c’è bisogno, pranza e parla con i nipoti di prima e seconda generazione, stende i panni, stira, cucina, sorride a tutti ed è “contesa” dalle sorelle, i cognati e i nipoti tutti. Ella è la serenità fatta persona.

La Congregazione che l’accolse si chiama: “ Suore di carità dell’Immacolata Concezione d’Ivrea”. Il carisma che la madre fondatrice (Suor Antonia Maria Vernia) volle per le sue figlie è: “Con spirito semplice e gratuito a servizio dei bambini, dei giovani, degli ammalati, delle persone sole e abbandonate, con una sola preferenza: i più poveri”. C’è chi – come Concetta Zinni (= suor Antonietta) e tantissime altre, in questa “ricetta” - anche di questi tempi - ha trovato la felicità piena che tutti andiamo cercando. Riscoprirla, potrebbe essere una soluzione alle nostre esistenze che, spesso, si dibattono nel non senso. Suor Antonietta ha promesso preghiera per tutta la sua San Salvo: i suoi abitanti, i suoi campi, le sue fabbriche, la gente che vi lavora, i suoi bambini, gli anziani, i malati e, soprattutto.. i più poveri. Grazie sorella, per la tua trasparenza che fa intravedere la luce antica e sempre nuova di Dio che è in tutti noi, anche se i nostri occhi sono spesso confusi e annebbiati sul da farsi.

Foto: Ines Montanaro

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