Partecipa a SanSalvo.net

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Appuntamento con lo sport: L’Asd Amici del Basket

Questo giovedì ci avviciniamo alla palla a spicchi

Condividi su:

Come di consueto torniamo puntuali a parlare dello sport sansalvese entrando nella palestra di via Verdi già frequentata in occasione del calcetto (leggi) e di una delle società di pallavolo (leggi). Per quel che riguarda l’appuntamento di questa settimana abbiamo cercato di scovare le peculiarità di uno sport che coinvolge un numero sempre maggiore di atleti: la pallacanestro. Per conoscere la società che prende il nome di A.S.D. Amici del Basket San Salvo abbiamo condotto l’intervista che segue insieme al dirigente responsabile Costantino De Carolis, al consigliere Pietro Rossano, agli allenatori Linda Ialacci e Saverio Celenza.

L'intervista

Partiamo con il contributo dirigenziale chiedendo a Costantino e Pietro come è nata la società e come mai è venuta l’idea di giocare un gioco così poco praticato?
La società nasce nel 2011 da un’idea di un gruppo di amici con la passione per la pallacanestro. Noi facevamo già parte di quel gruppo così come Linda e Saverio insieme all’attuale presidente Alberto Antenucci. L’intento principale era ed è quello di far conoscere il basket a San Salvo promuovendo, al contempo, lo sport nel modo più genuino possibile. Ovviamente non è una disciplina che abbiamo scelto a caso, al contrario siamo nati, sempre come società, da un gruppo di ex giocatori della BCC Vasto che continua tutt'ora a militare in serie B. Orgogliosamente, senza nulla togliere a loro aggiungo che noi, nella nostra breve storia e tra mille difficoltà, partecipiamo orgogliosamente alla serie C per il secondo anno, battendoci con le prime squadre in classifica.
Dal punto di vista personale – racconta Costantino – io ho cominciato a giocare nell’89 con la polisportiva San Nicola e ho continuato, a fasi alterne, sino a ricoprire la carica di dirigente responsabile in questa squadra.
Al contrario io – ci dice Pietro – ho cominciato ad appassionarmi circa quattro anni fa accompagnando mio figlio agli allenamenti.

Mi pare di capire che, nonostante la squadra sia giovane, vi ha regalato già diverse soddisfazioni. Forse però più che parlare di singola squadra è meglio parlare di società; vorrei chiedervi, infatti, quanti gruppi avete e in quali campionati militate?
Esatto le squadre sono diverse e di diverse età. Andiamo con ordine, la nostra prima squadra partecipa al campionato regionale di serie C; abbiamo poi una squadra Under 15 e una Under 13 entrambe maschili; siamo riusciti a creare anche un gruppo femminile che, fino allo scorso anno partecipava al campionato Under 17 con ottimi risultati, quest’anno invece le nostre atlete si stanno confrontando anche con squadre Under 19 per via di un accorpamento di campionati. Scendendo nella piramide della società troviamo infine, ma solo per una questione di età, la squadra degli Esordienti e poi il Mini-Basket. Tutto è finalizzato al gioco, soprattutto all’inizio; l’agonismo, infatti, comincia verso i dieci anni. Inoltre anche se non dovrebbero esserci, Linda e Saverio te lo confermeranno, spesso vediamo scene di genitori che mettono i figli sotto pressione rischiando di allontanarli dallo sport.

Quindi il numero di iscritti è piuttosto corposo. A questo punto vorrei chiedervi quanto è complicato pubblicizzare questo sport nella nostra zona.
Proprio così, abbiamo più di cento iscritti che dobbiamo gestire in base alle diverse età e soprattutto in base alla disponibilità delle struttura considerando che ci alleniamo qui a via Verdi, ma le partite casalinghe vengono disputate presso la palestra dell’ITC Mattioli. Per sviluppare il nostro discorso cerchiamo anche di pubblicizzarlo ma non sempre è sufficiente, tuttavia posso dirti che, nonostante queste difficoltà ‘comunicative’ quando giochiamo il palazzetto è sempre pieno di spettatori. Ripeto il nostro intento è quello di far conoscere da un lato lo sport alla cittadinanza e dall’altro portare alto il nome di San Salvo.

Bene, dopo l'inizio volto soprattutto alla società e alla sua organizzazione, ci spostiamo sulla parte tecnica parlando, come anticipato, con gli allenatori Linda Ialacci e Saverio Celenza.
Cominciamo da una domanda pratica: chi volesse cominciare a palleggiare con voi come può fare?

Guarda, nulla di più semplice, noi siamo qui alla palestra di via Verdi il martedì e il venerdì dalle 15:00 alle 19:00 circa, quindi basta passare qui e chiedere a uno qualsiasi di noi per cominciare. Chiaramente tutto va organizzato in funzione dell’età di colui o colei che decide di giocare con noi, solo in seguito andremo a vedere le capacità tecniche e fisiche del giocatore.

Poco fa parlavamo delle diverse squadre che riuscite ad allenare e preparare per i diversi campionati. Alla luce di questo mi piacerebbe sapere quanto è importante ‘allevare’ un vivaio sempre pieno di atleti.
Questo è uno degli aspetti forse fondamentali della costanza di risultati per una squadra, di modo che ci sia il costante cambio generazionale. Purtroppo in Italia la situazione è particolare per la mancanza di strutture e la scarsa cooperazione tra scuola e società sportive. Io stessa sono nata in America e posso dirti che li i ragazzi vengono sottoposti ad una sorta di test, sin dalle scuole elementari, per poter capire quale possa essere il loro sport puntando sulle loro caratteristiche principali. Il discorso poi prosegue fino al college e, attraverso borse di studio, i ragazzi possono tranquillamente studiare e allenarsi. Purtroppo come dicevo poco fa qui da noi la situazione è molto differente e per molti versi ci manca proprio la cultura dello sport.
 

Hai appena accennato alla caratteristiche di ogni ragazzo. Quali sono dunque le doti necessarie al cestista?
Partendo da un punto di vista fisico, le doti che l’atleta deve avere sono di certo forza, resistenza e velocità. Chiaramente non sono solo queste le peculiarità del cestista; non a caso, molto fa anche l’aspetto psicologico e quella che noi chiamiamo, in gergo, intelligenza cestistica. Quando si parla in questi termini il giocatore deve essere in grado di leggere la situazione di gioco con rapidità e precisione per gestire al meglio ogni rivolgimento di fronte visto che non sempre si va a canestro e magari si è costretti a tornare subito in difesa.
A tal proposito – ha poi continuato Saverio – se non si ha la capacità di tornare subito lucidi si resta fuori dal gioco della propria squadra arrecando un danno anche ai compagni. Allo stesso modo bisogna pensare anche in seguito alla marcatura di un punto giacché non si ha il tempo materiale di esultare come avviene nel calcio, quindi, di nuovo, se non si torna in partita la squadra resta con un uomo in meno.

Quindi, Linda, riassumendo, la pallacanestro è uno sport rapido, tattico e soprattutto di squadra. In questo senso come riuscite a gestire l’egoismo in squadra?
Gestire un elemento ‘egoista’ non è mai facile. Questi sono quei soggetti che definiamo innamorati della palla perché anche se posseggono le doti e il talento per ottenere ottimi risultati la voglia di far tutto da soli non gli permette di emergere come potrebbero. E, come diceva Saverio, nel momento in cui anche uno solo dei giocatori non è in partita tutto rischia di essere rovinato visto che si attacca e si difende in maniera compatta. Chiaramente ci sono anche ragazzi che si ostinano a giocare in questo modo non rendendosi conto della situazione e magari assumendo un atteggiamento poco rispettoso sia nei confronti del direttore di gara che della propria squadra e, gestire queste personalità rientra tra i compiti dell’allenatore.

Invece, in un match quanto possono influire le decisioni dell’arbitro sul risultato finale?
Questo è un tasto dolente – rispondono quasi all’unisono sia Saverio che Linda – in quanto le decisioni del direttore di gara possono cambiare completamente l’esito di un incontro. Una cosa che abbiamo notato è che sono sempre di più i ragazzi giovani che si affacciano all’arbitraggio senza mai aver giocato a pallacanestro, ragion per cui spesso possono esserci degli errori arbitrali che, con persone più esperte, magari non si verificherebbero. Un ulteriore problema è costituito dalla mancanza di dialogo tra gli arbitri (che sono tre nelle serie maggiori mentre due in quelle minori) e le panchine. Mi spiego meglio: fino a qualche anno fa, sempre con il dovuto rispetto, potevamo permetterci anche di chiedere spiegazioni su una determinata decisione, al contrario ultimamente rischiamo anche delle sanzioni quando lo facciamo. Tutto questo si aggiunge anche ai continui aggiornamenti del regolamento che di certo non aiutano a far chiarezza in campo.

Invece quanto aiuta ad affrontare al meglio un match la conoscenza dell’avversario sia sulla carta che non?
Moltissimo anche perché spesso l’osservazione dell’avversario attraverso video favorisce la capacità di gestire la partita e magari fare leva su quelle che sembrano le debolezze dell’avversario stesso. Quindi anche da bordo campo la tattica e gli schemi sono fondamentali e la bravura dell’allenatore sta proprio in questa capacità di saper gestire l’attacco che viene subìto ribaltando poi la situazione a proprio favore.

Passando per un attimo all’aspetto puramente tecnico: l’altezza dei canestri è uguale per tutte le categorie oppure ci sono delle differenze? Per quanto riguarda il campo ci sono dei requisiti minimi di misure?
Partendo dai canestri ti posso dire che non hanno tutti la stessa altezza – ci spiega Linda – ma le misure sono due: si parla, infatti, di 3,05 m per quanto riguarda il canestro regolamentare sia maschile che femminile mentre ci si ‘abbassa’ sino ai 2,65 m per quel che concerne il MiniBasket. Il campo invece deve essere almeno 30x15 m, mentre quello di via Verdi è leggermente più piccolo anche per permettere ai bimbi del MiniBasket di usufruirne.

Concludiamo con una domanda che rivolgo a entrambi, si sente spesso di talenti italiani che vanno a giocare all’estero e precisamente in America, ma quello che mi piacerebbe sapere è se queste scelte sono davvero necessarie, sono di natura economica oppure perché si tratta di una sorta di realizzazione finale dell’atleta?
A mio avviso – ci dice Saverio – è quasi esclusivamente una questione di prestigio. Mi spiego meglio: andare a giocare in una nazione dove la pallacanestro è molto seguita è sicuramente quel passo che permette all’atleta di raggiungere l’apice della sua carriera, considerando che, nel campionato americano, militano i migliori cestisti del mondo. Se mi passi il paragone è un po’ come per un ragazzo che gioca a calcio andare a giocare in serie A con le migliori società, ovviamente anche l’aspetto economico è importante ma non è quello l’unica motivazione dei trasferimenti.

La vostra prossima partita quando la disputerete?
Sabato pomeriggio alle 18:30 presso la palestra dell’ITC Mattioli.
 

LE ALTRE PUNTATE DI APPUNTAMENTO CON LO SPORT

A.S. Pallavolo San Salvo

B.T.S. Pallavolo

All Games Calcio a 5

Gruppo Ciclistico BCC della Valle del Trigno

A.S.D. Shotokan karate

A.S.D. Raspa 1960

Il Velo Club

La Matjan Academy

San Salvo Boxe

Snai Dart

Circolo Tennis San Salvo Marina 

Circolo Tennis La Selva

Scherma Club 

Condividi su:

Seguici su Facebook